Un pezzo affascinante è quello che andrà all’asta a Gerusalemme. Si tratta di una Megillat Ester (Rotolo di Ester) scritta nel 1767 da una quattordicenne ebrea di Roma. Un oggetto straordinario in grado di gettare uno sguardo pieno di significato sulla comunità ebraica di Roma dell’epoca, rivelando informazioni storiche preziosissime.
Si tratta dunque di un documento estremamente significativo, per un duplice motivo, non solo per il luogo di provenienza, ma anche perchè Meghillot di Ester scritte da donne sembrano essere poche. La Meghillà rappresenta una testimonianza tangibile della posizione che le donne ebree occupavano nella vita comunitaria ebraica italiana del tempo.
“La Meghillà che va all’asta, per molteplici motivi, sollecita la mia attenzione e curiosità. Innanzi tutto, ci restituisce una consistente riprova di come nelle famiglie ebraiche romane, le fanciulle ricevessero un’educazione che, in certi casi, permetteva di raggiungere competenze ben al di là di quanto avvenisse fuori dei cancelli del ghetto. Che questa formazione includeva una specifica attenzione alla versatilità artistica come dimostra il decoro della pergamena delle benedizioni” spiega a Shalom Amedeo Spagnoletto, direttore del MEIS, Sofer ed esperto di manoscritti.
Il nome della giovane scriba è Luna Ambron, proveniente da un’importante e benestante famiglia ebraica romana. L’identità della scrittrice salta fuori osservando l’ultima pagina del Rotolo, e segue l’elenco canonico delle Berachot (benedizioni) finali, che si recitano dopo aver effettuato la lettura. L’illustre posizione della famiglia Ambron, nella società italo-ebraica del XVIII secolo, è evidente dallo stemma di famiglia impresso nella parte superiore del Rotolo, che è formato a sua volta da due scudi con un leone e una mezzaluna.
Inoltre, i ricercatori della Kedem Auction House hanno scoperto alcune interessanti informazioni sulla storia della scrittrice. Circa nove anni dopo, nel 1776, a Livorno, una Luna Ambron prende in sposo uno Jacob David figlio di Mordechai Angelo di Segni, proveniente da un’altra famiglia italiana, come indicato sulla Ketubah (contratto matrimoniale) di Luna.
Ma c’è una storia che lega le vicende di Luna all’Italia ebraica di oggi: infatti, come spiega Spagnoletto, le tracce e i documenti della famiglia Ambron sono conservati al Meis di Ferrara: “L’aspetto più interessante è che al Meis possediamo un archivio ricchissimo donatoci dai discendenti della famiglia, che copre un arco di oltre tre secoli. Alcuni dei documenti conservati al Meis ci riconnettono direttamente a Luna – dice Amedeo Spagnoletto – ad esempio, possediamo una memoria del fratello di Luna, Samuel Ambron che nel 1791 redige la lista dei suoi regali di nozze e menziona una caffettiera dono di Luna e del cognato Disegni che la nostra scriba aveva sposato circa un decennio prima a Livorno.”
Il fatto che questa Meghillà di Ester sia stata completamente scritta da una donna rappresenta qualcosa di particolare. Il trattato della Mishnà Ghittin 45b stabilisce che un rotolo della Torah (Bibbia), dei Tefillin (filatteri) o una Mezuzah scritti da una donna non possano essere considerati validi. Mentre, per quanto riguarda la Meghillà di Ester, la discussione halachica sembra lasciare spazio ad alcune possibilità. Molte importanti opinioni rabbiniche, inclusa quella del nipote di Rashi, Rabbenu Tam, sostengono che le leggi per scrivere un Sefer Torah siano parallele a quelle per scrivere una Meghillà, e di conseguenza che una Meghillà scritta da una donna non si possa considerare valida. Altri invece, incluso Moshe Maimonide, lo consentono sulla base del fatto che una donna, esattamente come un uomo, è tenuta ad ascoltare la lettura della Meghillà.
Tra i vari manoscritti noti per essere stati scritti da donne, ci sono solo altre due copie di Meghillot di Ester in Italia: una scritta da Anna figlia di David Joseph Piperno 1840 e l’altra da Estalina figlia di Menachem di Venezia, 1564. Esistono inoltre altri casi di Meghillot scritte da donne, anche fuori dal territorio italiano, un esempio tra questi il rotolo scritto dalla figlia del Rabbino capo di Praga David Oppenheim (1664-1736).