È uscito nelle sale “West Side Story” nella versione di Steven Spielberg. Il regista affronta un progetto avvincente e “rischioso” insieme al suo sceneggiatore Tony Kushner, già autore dei fondamentali “Munich” e “Lincoln”, trasportando sullo schermo, per la seconda volta, le celebri musiche di Leonard Bernstein, arrangiate da David Newman, con le parole del recentemente scomparso Stephen Sondheim, in cui il confronto delle bande giovanili nelle strade newyorkesi negli anni sessanta assume una dimensione contemporanea. Siamo nel periodo in cui sta per essere costruito il Lincoln Center e la storia d’amore tra l’americano Tony e la portoricana Maria, per quanto universale, diventa “solo” il teatro di una lotta di classe senza tempo. “West Side Story è una celebrazione della vita che sfocia poi nella tragedia. C’era un’attenzione chirurgica, sostenuta dall’ossessione per le ricerche di Tony. E soprattutto eravamo aperti a qualsiasi idea”, spiega Spielberg alla presentazione del film a cui hanno partecipato anche lo sceneggiatore Kushner, e l’attrice Rita Moreno, l’iconica Anita della versione originale. Abbiamo intervistato il regista di “Jurassic Park.”