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    ‘’Un buon libro sfoglia gli strati di chi lo legge’’ – Intervista ad Assaf Gavron

    Scrittore, traduttore, insegnante e musicista: Assaf Gavron rappresenta una delle voci più originali e profonde della letteratura israeliana contemporanea. I suoi libri spaziano tra ogni genere, dalle distopie ai thriller. Ha pubblicato sette libri, di cui quattro sono stati tradotti in italiano: “La mia storia, la tua storia” (Mondadori), romanzo in cui due ragazzi profondamente diversi si scoprono quasi speculari. “La collina” (Giuntina), un testo che analizza in maniera particolare il conflitto israelo-palestinese. “Idromania” (Giuntina), un thriller distopico e affascinante. E “Le 18 frustate” (Giuntina), libro che riesce sinergicamente ad incastrare il giallo al romanzo. Lo scrittore è stato recentemente a Roma come ospite della ventiquattresima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica nell’ambito del talk “La bellezza è negli occhi di chi guarda”. Shalom lo ha intervistato sull’interessante ma complesso tema della Giornata Europea della Cultura, ovvero la bellezza, e sul ruolo della cultura in generale.

     

    Assaf, sei qui in occasione della Giornata europea della Cultura Ebraica, il cui tema è la bellezza: cos’è secondo te la bellezza nell’arte? Esiste una definizione di bellezza?

    Non credo che ci sia una definizione di bellezza, come non credo che ci siano delle regole che decidono se l’arte è bella e come dovrebbe essere. Anzi, forse bisognerebbe non aspettarsi nulla dall’arte. Di solito quando l’arte è sorprendente, stimolante, armoniosa, dedicata, appassionata, ma soprattutto reale – probabilmente è ciò che io definirei bellezza dell’arte.

     

    La letteratura israeliana in Italia continua ad avere un grande successo, gli scrittori israeliani vengono letti con ardore dagli italiani, perché secondo te?

    Dai miei ultimi viaggi ho notato che c’è una sorta di fascino nei confronti d’Israele in Italia, e ciò che colpisce è forse che è proprio più forte in Italia che in altri posti. Non so bene quale sia il motivo. Tuttavia, penso che sia da considerarsi un interesse per la letteratura straniera in generale, israeliana o no. Se si controllano le statistiche, agli italiani la letteratura israeliana piace quanto quella francese o svedese.

     

    La letteratura e i libri rappresentano in un certo senso la bellezza nell’imperfezione. Secondo la tua idea, specialmente come scrittore, cosa rende “bello” un libro o una storia?

    Un buon libro dovrebbe mirare a guardare più in profondità che a tutto il resto. Quindi la bellezza di una storia non può di certo essere solo a livello esteriore, ma soprattutto negli strati più profondi della storia. Un buon libro sfoglia gli strati di chi lo legge e ne mostra la complessità, sfoglia la bellezza per mostrare la bruttezza e sfoglia la bruttezza per mostrare la bellezza.

     

    In un mondo che si muove verso l’apparenza specialmente in relazione ai social, che valore hanno oggi le storie e soprattutto continuare a raccontarle?

    Le storie in realtà sono ovunque, forse paradossalmente anche sui social media ci sono “storie” che meritano di essere raccontate. Il valore di raccontare storie è sempre lo stesso, che sia multimediale o meno poco cambia. Che poi queste storie continuino ad essere lette nei libri è un’altra questione, non semplice.

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