Si intitola “Oltre le ceneri – Beyond the ashes “ la mostra di Beverly – Jane Stewart, curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul, che inaugurerà il 19 gennaio presso Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà – Fondazione Polo del ‘900 a Torino organizzata dall’Associazione Culturale Acribia, con il patrocinio dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Israele in Italia, del Consolato di Romania di Torino e della Comunità Ebraica di Torino e con il sostegno della Fondazione De Levy.
In occasione dell’inaugurazione Barbara Altissimo e Chiara Castellazzi presenteranno con una performance dal vivo il loro video ‘Frammenti di vita, creato a partire dal concept del progetto di Beverley-Jane Stewart.
La mostra intende raccontare la Shoah attraverso lo svuotamento delle sinagoghe e il loro graduale abbandono. Le opere di Beverley-Jane Stewart trattano il tema dell’eredità ebraica, riconoscendo la diversità e l’inclusività in una società multiculturale e apprezzando al contempo il contributo che gli immigrati di volta in volta hanno dato ai Paesi che li ospitano.
Nella serie di incisioni, presentate qui per la prima volta in Italia, si potranno ammirare i dettagli intimi e le memorie storiche e spirituali impresse in ogni sinagoga ed edificio.
Sarà anche l’occasione per vedere attraverso un video dell’artista stessa tutte le fasi del suo lavoro incisorio. Influenzata dalla recente visita in Romania, sua terra di origine, per una ricerca sulla tradizione ebraica, l’artista si è resa conto che le sinagoghe erano completamente in disuso, mentre le comunità si stavano pian piano estinguendo. Ha ampliato la sua ricerca esplorando altre sinagoghe dell’Europa orientale che erano degradate a causa dell’incuria o della distruzione. Queste incisioni sono state create da lastre di zinco lucide, la cui bellezza è stata fisicamente distrutta dalla corrosione dei metalli con gli acidi: le immagini ottenute hanno dato vita a una nuova storia, formando nuovi messaggi con linee, texture e ombre. Questo danno fisico sul metallo ha delle analogie con l’Olocausto e la morte, dove la distruzione ha dato forma a una nuova vita diversa dal passato.
“Nelle sue incisioni – sottolinea Ermanno Tedeschi – l tempo sembra essersi fermato, eppure l’artista riesce a creare una connessione tra gli eventi rumeni passati e presenti, intrecciando la storia locale laica e quella religiosa ebraica, le saghe familiari e la storia culturale yiddish. Nelle opere della Stewart è evidente un’interpretazione originale del suo legame con le radici dell’Europa orientale e del dialogo costante che intrattiene con esse. Sinagoghe abbandonate popolano le sue opere, segnando l’appartenenza culturale, comunitaria e religiosa dell’artista.
L’ebraismo rumeno, che prima della seconda guerra mondiale era la terza comunità ebraica d’Europa, rappresenta un gruppo antico, splendido e importante, con un evidente impatto sulle sue fonti e una ricca vita e spirito culturale”.
“Come “scrittrice visiva”, espressione coniata dall’artista stessa – spiega Vera Pilpoul – usa la sua arte per raccontare storie di storia sociale ebraica. Oltre ai suoi spettacolari dipinti di interni di sinagoghe, per lo più realizzati dall’alto della sezione femminile, la Stewart si dedica alla ricerca della comunità ebraica nel suo contesto storico-sociale e alla sua integrazione nello spazio pubblico europeo e, ultimamente, anche mediorientale nel corso dei secoli”.
“Mi considero una scrittrice visiva – racconta Beverley-Jane Stewart – perché per realizzare le mie opere partecipo alle funzioni, parlo con le persone, incontro i ministri di culto, studio la storia locale nelle biblioteche, esploro il rapporto tra spazio pubblico e spazio privato, tra vita all’interno e vita all’esterno delle comunità, scatto foto e realizzo gli schizzi per fissare le sensazioni e le emozioni.”