Il parlamento polacco ha approvato un progetto
di legge che potrebbe ostacolare il recupero da parte dei cittadini ebrei delle
proprietà sequestrate e depredate dagli occupanti nazisti durante la Seconda
Guerra Mondiale. La vicenda sui beni, mai restituiti neanche nel dopoguerra,
rischia di far tornare la tensione tra Polonia e Israele. La Polonia è stata la
patria di una delle più grandi comunità ebraiche del mondo fino a quando questa
non è stata quasi completamente spazzata via dai nazisti durante la Seconda
Guerra Mondiale. I beni degli ebrei non furono mai restituiti, tanto che i
proprietari e i loro discendenti hanno condotto campagne e proteste sin dalla
caduta del comunismo nel 1989. Nel 2015, già la Corte costituzionale polacca
aveva stabilito che doveva essere fissato un termine temporale per impugnare le
sentenze delle richieste di risarcimento. A marzo, una commissione
parlamentare ha proposto un disegno di legge che propone scadenze dai 10 ai 30
anni. Ciò limiterebbe dunque le richieste di restituzione. “Nessuna legge cambierà la storia. È una vergogna che non cancellerà
gli orrori o la memoria della Shoah”, ha commentato il ministro degli
Esteri israeliano Yair Lapid in una dichiarazione subito dopo il voto del
parlamento polacco. Già il presidente israeliano Reuven Rivlin aveva scritto al
presidente polacco Andrzej Duda esprimendo preoccupazione per la bozza di
legge, passata con 309 voti a favore, nessun contrario e 120 astensioni.