
Le dichiarazioni del Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, e dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, Volker Turk, sulla restituzione dei corpi della famiglia Bibas, non solo hanno mancato di condannare con fermezza l’efferatezza del crimine, ma hanno evidenziato un allarmante doppio standard nel trattamento delle vittime israeliane. A denunciare questa situazione ad Arutz 7 è la professoressa Anne Bayefsky, direttrice del Touro Institute on Human Rights and the Holocaust e presidente di Human Rights Voices, che ha definito il comportamento di Turk e Guterres come “uno dei più ripugnanti esempi di turpitudine morale nella storia delle Nazioni Unite”. La loro unica preoccupazione, afferma Bayefsky, sembra essere stata il fastidio politico derivante dal ritorno in patria di corpi di ebrei assassinati, piuttosto che la salvaguardia delle vite umane mentre erano ancora in pericolo.
Le indagini forensi hanno rivelato che Kfir e Ariel Bibas sono stati brutalmente strangolati a mani nude dai loro rapitori nel novembre 2023. Il ritorno dei loro corpi ha ulteriormente esposto la disumanità di Hamas: le chiavi fornite per le bare erano inutilizzabili e il corpo inizialmente restituito come quello di Shiri Bibas apparteneva in realtà a un’altra persona. Il suo corpo è stato consegnato solo il giorno successivo, un ulteriore atto di disprezzo e sadismo.
Invece di esprimere una chiara condanna, Guterres e Turk si sono limitati a esprimere rammarico per “la consegna” dei corpi, evitando di attribuire responsabilità dirette ad Hamas. Questo atteggiamento rientra in un quadro più ampio di relativizzazione della violenza contro gli israeliani, che si è manifestato già nelle prime ore successive al massacro del 7 ottobre. Turk, in particolare, ha equiparato Israele ad Hamas, chiedendo “a tutte le parti” di “de-escalare” il conflitto, negando implicitamente il diritto di Israele all’autodifesa. Pochi giorni dopo, il 10 ottobre, ha fatto riferimento a “tutti coloro che sono privati della libertà nei Territori Palestinesi e in Israele”, equiparando i bambini ostaggi ai terroristi detenuti nelle carceri israeliane.
Guterres, dal canto suo, ha fatto eco alla retorica giustificazionista, dichiarando il 9 ottobre che “la recente violenza non viene dal nulla” e che “i palestinesi devono vedere una prospettiva chiara per la realizzazione del loro stato”. Parole che, secondo Bayefsky, hanno trasmesso un messaggio chiaro ai terroristi: la comunità internazionale era pronta a offrire loro giustificazioni politiche per le atrocità commesse.
“Turk e Guterres sono i principali promotori internazionali del terrorismo palestinese e dell’antisemitismo su scala globale” accusa Bayefsky. A suo avviso, la loro retorica ha trasformato i bambini ebrei in pedine di un gioco politico cinico, distorcendo la realtà per dipingere gli assassini come vittime e gli assassinati come colpevoli. Questa strategia non è nuova, ma il caso della famiglia Bibas ha reso più evidente che mai l’ipocrisia dell’ONU. La narrativa della “causa palestinese” viene utilizzata per giustificare ogni barbarie, mentre le vittime israeliane sono relegate all’irrilevanza o, peggio, trattate come meri ostacoli al “processo di pace”.
Di fronte a questa realtà, Bayefsky lancia un appello agli Stati Uniti: smettere di finanziare l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. “Se mai ci fosse stato un motivo per rifiutarsi di finanziare l’agenzia guidata da Turk, questo è il momento”, ha dichiarato.