Quella che fino a ieri sembrava essere una partita chiusa, si è incredibilmente riaperta. Sebbene Stati Uniti e Qatar, mediatori dell’intesa, abbiano dichiarato mercoledì sera che l’accordo fosse stato raggiunto, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha evitato commenti pubblici, affermando che si esprimerà solo quando i termini saranno definitivi e ha accusato, attraverso il suo Ufficio, Hamas di fare marcia indietro su alcuni punti, creando una “crisi” che impedisce la finalizzazione dell’accordo. In una dichiarazione ufficiale in inglese e in ebraico, il governo israeliano ha affermato: “Hamas sta rinnegando gli accordi e creando una crisi dell’ultimo minuto che sta impedendo la firma dell’intesa. Il gabinetto non si riunirà fino a quando i mediatori non notificheranno a Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi dell’accordo.” Il capo del Mossad, David Barnea, inviato a Doha sabato notte per i negoziati, nel frattempo si trova ancora nella capitale del Qatar.
Alcune fonti riferiscono che il ritardo nella convocazione del gabinetto sarebbe dovuto anche ai tentativi di ottenere il sostegno del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, il quale ha minacciato di lasciare il governo insieme al ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir se la guerra dovesse terminare.
Secondo l’ufficio del Primo Ministro tuttavia, il nodo principale del contendere riguarda l’identità dei prigionieri palestinesi che dovrebbero essere rilasciati. Israele accusa Hamas di voler “imporre l’identità di questi assassini”, in contrasto con gli accordi precedenti. Tuttavia, una copia trapelata dell’intesa, la cui autenticità è stata confermata da The Times of Israel, stabilisce che il rilascio dei prigionieri avverrà “in base a liste concordate da entrambe le parti.” Secondo l’intesa, la prima fase del cessate il fuoco durerà sei settimane e prevede la liberazione graduale di 33 ostaggi israeliani, compresi due detenuti a Gaza da anni. Durante questa fase, Israele si ritirerà gradualmente dalle zone densamente popolate della Striscia di Gaza, inclusa la zona del Corridoio di Netzarim, e si dispiegherà lungo un perimetro di 700 metri al confine con Gaza. Il valico di Rafah con l’Egitto verrà aperto per permettere ai civili e ai feriti di lasciare la Striscia dopo la liberazione di tutte le donne ostaggio. A partire dal 16° giorno, inizieranno i negoziati per la seconda fase dell’accordo, che prevederebbe il rilascio degli altri 65 ostaggi ancora in mano ad Hamas.
Un membro di Hamas, Izzat el-Risheq, ha ribadito che il gruppo terroristico resta impegnato nel rispetto dell’accordo annunciato dai mediatori, tuttavia la situazione resta tesa e incerta, con Israele che attende una risposta definitiva da Hamas e dal Qatar prima di procedere con la ratifica dell’accordo.