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    ISRAELE

    Eletto il nuovo presidente del Libano. Una sconfitta di Hezbollah?

    Una novità importante nella politica libanese
    Il Libano ha eletto il nuovo presidente. Si tratta di Joseph Aoun, il capo dell’esercito libanese che ha ottenuto alla seconda votazione di ieri 99 voti sui 128 votanti e dovrebbe restare in carica fino al 2031. Il posto era vacante da più di due anni: nell’ottobre del 2022 era scaduto il precedente presidente, Michel Aoun (non parente del nuovo eletto, nonostante lo stesso cognome) e il parlamento libanese, convocato numerose volte non era riuscito a eleggere il suo successore, a causa della pretesa di Hezbollah e dei suoi alleati (Amal) di imporre il loro candidato Sleiman Frangieh, non gradito alla maggioranza. La bizzarra costituzione del Libano, che rispecchia la divisione religiosa del paese, non solo richiede la maggioranza dei due terzi per l’elezione del presidente, ma impone che questo sia cristiano, mentre le altre due cariche più importanti (presidenza del Parlamento monocamerale e primo ministro) sono riservate invece a sciiti e sunniti. Inoltre non esiste un sostituto automatico quando il presidente si dimette o decade, come il vicepresidente negli Stati Uniti o il presidente del Senato in Italia, sicché da due anni in Libano non era possibile promulgare una legge, sottoscrivere un trattato internazionale, nominare un governo o indire elezioni, tutti atti che la costituzione riserva al presidente del paese.

    Una sconfitta di Hezbollah?
    Se ora questa paralisi si conclude, il merito è della sconfitta di Hezbollah da parte di Israele, che l’ha indotto a ritirare la sua candidatura, anche se nell’elezione i gruppi sciiti hanno voluto sottolineare ancora la loro presenza e il loro potere con una manovra spregiudicata: alla prima votazione hanno messo nell’urna schede bianche, impedendo ad Aoun di raggiungere il quorum e poi invece alla seconda l’hanno votato permettendo l’elezione. In parallelo i cristiani maroniti, che al tempo della prima guerra del Libano (1982) furono alleati di Israele e oggi sono i meno ostili allo stato ebraico e nemici giurati di Hezbollah, hanno ritirato la candidatura del loro leader Samir Geagea.

    Perché Aoun
    C’è una tradizione in Libano di capi dell’esercito che diventano presidenti: Aoun è il quarto ad aver seguito questo percorso. Era fortemente sostenuto dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti, che hanno pensato di poter aver influenza su di lui. Aoun fra l’altro ha anche condotto periodi di formazione militare in Usa. Durante i suoi anni da comandante via via più potente, Aoun non ha fatto dichiarazioni politiche, da capo di stato maggiore ha amministrato bene la macchina militare che è fortemente finanziata e armata dagli Usa, non si è mai scontrato con Hezbollah ma non l’ha neppure fatto partecipare alla guerra contro Israele e ora ha condotto con molta cautela (troppa secondo l’esercito israeliano) le operazioni di sostituzione dei terroristi con le truppe regolari al confine con la Galilea.

    Il discorso del neopresidente
    Anche quel che ha detto Aoun dopo l’elezione è molto prudente. Le dichiarazioni più significative nel suo discorso sono state queste: “Mi impegno a garantire che l’esercito sarà l’unico organismo che porterà armi in Libano”. [Questo è un punto contro Hezbollah, essenziale per Israele] “Mi impegno a non concedere la cittadinanza ai palestinesi in Libano durante il mio mandato in modo da non danneggiare il loro diritto al ritorno [in apparenza contro Israele, in pratica conservando la discriminazione dei palestinesi sul mercato del lavoro e della politica, anche se molte famiglie risiedono da sessanta e perfino ottant’anni in Libano]. “Mi impegno a far sì che durante il mio mandato, lo Stato lavori per combattere il terrorismo e prevenire l’aggressione israeliana sulle terre libanesi.” [Anche qui un colpo al cerchio e uno alla botte] “Abbiamo l’opportunità di un dialogo serio con la Siria per risolvere problemi comuni.” [Aoun ha già mostrato di volersi accordare con il nuovo regime siriano impedendo ai reduci di Assad di entrare nel territorio libanese*]

    L’interesse israeliano
    Essendo uno stato confinante e quello da cui è arrivata l’aggressione più pericolosa da parte di forze terroriste irregolari, Israele ha un evidente interesse alla regolarizzazione del panorama politico e militare del Libano, dunque non può che vedere bene un presidente forte, anche se le sue posizioni sono ambigue. Per questa ragione il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha fatto una dichiarazione cauta ma incoraggiante: “Mi congratulo con il Libano per aver eletto un nuovo presidente dopo una prolungata crisi politica. Spero che le elezioni contribuiscano a rafforzare la stabilità, un futuro migliore per il Libano e i suoi residenti e un buon vicinato”.

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