In una lezione su Chanukkà rav Ezrà Bick nota un fatto interessante: nella nostra storia e nelle nostre festività abbiamo tanti elementi miracolosi, ma questi non rappresentano mai il centro delle nostre celebrazioni. Durante l’uscita degli ebrei dall’Egitto sono avvenuti molti miracoli, ma ciò che intendiamo ricordare è la liberazione dalla schiavitù, e non il miracolo stesso, e così per le altre festività. L’unica eccezione è rappresentata da Chanukkà, che sembra voler celebrare un miracolo, anche se per certi versi il miracolo non sarebbe stato necessario. I Maccabei infatti avrebbero potuto aspettare di produrre dell’olio puro o utilizzare dell’olio impuro per accendere la menorà, il candelabro del Santuario. Inoltre non ci sarebbe motivo di celebrare un miracolo del quale ormai, distrutto il Santuario, non vediamo più gli effetti. Rav Bick suggerisce che il miracolo dei lumi è il filtro attraverso il quale dovremmo comprendere gli eventi di Chanukkà. Tutte le feste intendono ricordare degli eventi storici pur comprendendo degli elementi miracolosi, ma Chanukkà presenta un aspetto unico. Ai tempi del secondo Tempio c’erano diversi eventi storici da ricordare, che erano custoditi in un antico testo, la Meghillat Ta’anit. Di tutte le date riportate in tale testo l’unica ad essere rimasta è Chanukkà. Ciò ci permette di comprendere che Chanukkà ha un significato metastorico, quello del rinnovamento. All’epoca la vita spirituale del popolo ebraico rischiava di scomparire del tutto. C’era un potere che stava mettendo fuori legge l’ebraismo in nome di una cultura universale che stava trasformando il mondo. Qualsiasi analisi razionale avrebbe condotto ad un’unica conclusione: non c’erano abbastanza risorse spirituali per continuare, per invertire il corso della storia. Una volta che una cosa è morta non è possibile rianimarla, se una fiamma è spenta non può essere riaccesa. Ma questo non fu quanto avvenne. Venne trovata una piccola ampolla, che non era sufficiente a proiettare il passato nel futuro. La filosofia greca insegna che l’effetto non può superare la causa, un giorno non basta per dedicare una casa a D. Ma l’olio dura fino a quando gli ebrei non riescono a individuare le risorse naturali. Cosa impariamo da qui? Che non siamo vincolati dalle circostanze attuali, possiamo superarle, creando quasi dal nulla. Basta che ci sia una scintilla di vita per ottenere una fiamma potente. Questa non è storia, è metastoria nel suo senso più profondo.