Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    L’anima vuole servire il Signore

    È importante capire la grandezza dell’anima e cercare di identificarsi con essa: così riuscirà ad influire secondo la sua vera potenza sull’individuo. L’uomo è composto di anima e corpo. Cosa sia il corpo, ciascuno lo vede, lo percepisce. Cosa sia l’anima, è un grande enigma. I raggi solari, la cui fonte è il sole, sono un esempio: se poniamo un asse di legno, tra i raggi e il sole, non li vedremo più. La loro essenza dipende dal sole, che è stato coperto.
    Spiega il Ramchal che tutta l’essenza dell’anima è un’irradiazione spirituale proveniente dal Creatore. Non c’è niente in essa, al di fuori. L’anima è totalmente spirituale. Come è possibile che vi siano insite delle tendenze negative? Se fosse una diretta emanazione del Signore, dovrebbe essere interamente buona. Infatti, le tendenze cattive dell’uomo non derivano dall’anima. Certe forze spirituali che le accompagnano possono sedurla in direzione negativa.
    L’uomo ha bisogno di essere alimentato con cibo materiale. La sua anima necessita un nutrimento spirituale: la sensazione di fame, a lungo andare, si trasforma in angoscia. Questo senso di vuoto, si colma soltanto alimentando l’anima con il giusto cibo. Re David ci chiarisce nel salmo 42 “Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così la mia anima anela a Te, o Dio. La mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente. “La sete è il ricevere un’illuminazione spirituale dal Signore. Leggere i salmi, scritti da re David, rafforza il legame. Lo studio della Torah contiene una luce spirituale immensa. Con l’adempimento dei precetti, si attira verso la propria anima una luce proveniente direttamente da Hashem. Ogni mitzva’ compiuta in vita, crea una luce spirituale nell’anima. Ogni trasgressione provoca una ferita.
    Il corpo umano funge da schermo, sembra impedire parzialmente la percezione di questa luminosità. L’anima, in questo mondo, è come addormentata, e non percepisce con completezza tale luce fino a dopo la morte: quando si separa dal corpo. Ma alcune parti sono percepibili, anche nel mondo terreno. Studiare assiduamente Torah, compiere molte mitzvot, alimenterà generosamente la fiamma. Con la forza del pensiero e la concentrazione l’uomo può agire su queste luci, permettendone la percezione. Durante lo studio o l’osservanza dei precetti, riflettere sulla grandezza del Signore che ha creato e mantiene l’universo. Secondo la cabala, ad ognuno dei giorni della settimana corrispondono delle luci nei mondi superiori. Sei giorni della settimana hanno una luce. A Shabbat corrispondono luci più elevate e complete: l’astensione dalle melachot proibite, aumenta spiritualità. Il kiddush e la tefillà del settimo giorno hanno una forza maggiore, l’anima ascende in un luogo più alto. La purezza familiare è un altro aspetto centrale: rapporti regolamentati e permessi garantiscono e accrescono santità. Comportarsi e vestirsi con modestia, facendo attenzione a ciò che è deleterio. In ogni ebreo c’è un’anima santa, la cui unica volontà è eseguire quella del Signore, impegnando tutte le forze. Nel Midrash Rabbà fine Toledot, i Maestri raccontano che, quando i nemici distrussero il Santuario, volevano che il primo a saccheggiare fosse un ebreo. Josef Meshita rubò una menorà. Gli chiesero di rientrare, sottrarre altro. Si rifiutò. Era stato già abbastanza far inquietare il Signore una volta. Cercarono di sedurlo con denaro, promettendo un incarico prestigioso. Lo minacciarono, non acconsentì. Lo uccisero in un modo terribile, segandogli il corpo con una sega. Egli urlava. Ma non per il dolore: la disperazione di aver fatto arrabbiare il Creatore. Un minuto prima era disposto a depredare il Santuario; durante un momento di distruzione per il suo popolo, in cui le persone morivano, erano presi prigionieri, feriti. Poco dopo, un capovolgimento attraverso il quale ascende al livello più alto. Morire per santificare il Nome. Ogni ebreo che inciampa può ribaltare le sue sorti: grazie alla vera parte della sua anima, la cui volontà è servire il Signore a tutti i costi.
    La nozione di quanto sia grande la parte buona in noi, quanto potente la forza di arrivare ad alti livelli nell’avodat Hashem. Sapere quanto sono grandi le influenze delle nostre azioni, intenzioni, pensieri, parole. Compito dell’ebreo è agire su se stesso, affinché la parte santa della sua anima diriga i suoi comportamenti, sempre nelle vie del Signore.

    CONDIVIDI SU: