Durante il recente Vegan Festival tenutosi a Roma presso l’Ex Mattatoio, un imprenditore israeliano, che per ragioni di sicurezza chiameremo Josef Sabra, è stato vittima di un episodio inquietante e doloroso di antisemitismo. Un video registrato dallo stesso Josef ha fatto rapidamente il giro dei social, diventando virale in poche ore e scatenando una vasta eco di reazioni.
“Io ero lì per vendere i miei prodotti vegani” ha raccontato Josef. Durante una breve pausa caffè appena fuori dall’area registrata del festival, ha notato un venditore di pane abusivo. “Incuriosito, mi sono avvicinato al suo banco per dare un’occhiata” ha spiegato. Tuttavia, la conversazione ha preso una piega inaspettata quando Josef ha rivelato di essere israeliano. “Ho notato subito un cambiamento nella sua espressione” ha detto, raccontando come il venditore abbia iniziato a inveire contro di lui, culminando con una frase agghiacciante che poi è diventata virale: “Hitler non ha finito il suo lavoro.”
Josef, che vive in Italia da oltre dieci anni, ha spiegato di aver provato una rabbia profonda, ma ha anche ammesso di essere, purtroppo, abituato a simili provocazioni. “Ho registrato un video per documentare quanto stava accadendo, sperando di non doverlo mai usare,” ha raccontato, sottolineando che inizialmente aveva cercato di mantenere un basso profilo. Il video, tuttavia, cattura non solo le parole del venditore, ma anche la reazione dei presenti, dando ulteriore risalto alla gravità della situazione.
Rientrato al festival, Josef ha subito informato gli organizzatori dell’accaduto, che hanno reagito prontamente cercando di allontanare il venditore abusivo dall’evento. Nonostante le tensioni, l’imprenditore ha scelto di non coinvolgere subito le autorità per evitare che la situazione degenerasse. “Ho preferito proteggere la mia squadra, piuttosto che innescare un conflitto maggiore” ha spiegato. Tuttavia, in seguito ha deciso di presentare una denuncia formale per tutelarsi e fare chiarezza su quanto accaduto.
“Quando ho visto la reazione del pubblico, ho capito che non ero solo. Molti hanno mostrato empatia e supporto” ha detto Josef, esprimendo gratitudine per la solidarietà ricevuta dagli altri partecipanti. “Nonostante ci siano stati momenti di tensione, l’atmosfera generale del festival era di apertura e accettazione. È stata una sorpresa vedere quante persone siano pronte a schierarsi contro l’intolleranza”.
La pubblicazione del video sui social ha dato vita a un ampio dibattito e reazioni contrastanti. Da un lato, molti utenti hanno espresso solidarietà a Josef, condannando fermamente le parole antisemite del venditore; dall’altro, alcuni hanno criticato la decisione di Josef di rendere pubblico l’episodio, temendo che potesse alimentare ulteriori tensioni. Questa divisione ha portato a un acceso scambio di opinioni, e molti utenti hanno rivolto messaggi di protesta agli organizzatori del festival, che tuttavia non avevano alcun legame con il venditore abusivo.
“È inaccettabile che affermazioni del genere possano essere espresse in un contesto che dovrebbe celebrare il rispetto e l’inclusività” ha commentato Josef, spiegando di aver sentito il bisogno di documentare l’episodio per mettere in luce la gravità di certe parole. Ha poi descritto il clima difficile che molti israeliani stanno vivendo in Italia, dove episodi di ostilità sembrano essere in aumento. “Purtroppo, la mia esperienza non è isolata. Molti dei miei amici e colleghi israeliani si sono trovati in situazioni simili” ha detto, sottolineando l’importanza di creare spazi di dialogo e comprensione reciproca.
“Dobbiamo lavorare insieme per abbattere le barriere dell’odio e costruire ponti tra culture diverse” ha concluso Josef, auspicando che il suo racconto possa servire come monito e stimolo per una riflessione più profonda e consapevole.