L’eliminazione di Hassan Nasrallah e di parte della leadership militare di Hezbollah, insieme ai bombardamenti in Yemen, segnano una nuova fase di un conflitto che ha già avuto ripercussioni significative sulla stabilità regionale.
La morte di Hassan Nasrallah e le sue conseguenze
Nell’attacco di venerdì scorso, che ha portato alla morte di Hassan Nasrallah, sono state accertate 20 vittime, tra cui figure chiave del comando di Hezbollah. In Libano sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale, e si sta già discutendo su chi sarà il suo successore e su una ristrutturazione del potere all’interno del gruppo. Fonti interne hanno riferito ad al-Arabiya che il Consiglio della Shura di Hezbollah ha scelto Hashem Safieddine come nuovo segretario generale del movimento. Safieddine, 59 anni, è stato a lungo considerato il “braccio destro” di Nasrallah e responsabile dell’amministrazione finanziaria e organizzativa di Hezbollah.
Raid aerei contro i vertici palestinesi in Libano
Le operazioni condotte dall’IDF nel sud del Libano e a Beirut hanno preso di mira non solo i centri di comando e i depositi di armi di Hezbollah, ma anche leader di Hamas e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Hamas ha confermato la morte del suo leader in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin, insieme alla sua famiglia, durante un attacco al campo profughi palestinese di al-Bass, nella città di Tiro. A Beirut, tre membri del FPLP, tra cui il capo della sicurezza militare Mohammad Abdel-Aal, sono stati uccisi nel quartiere di Kola, segnando la prima operazione israeliana nella capitale libanese.
L’intensificazione delle operazioni israeliane
L’Idf ha intensificato i bombardamenti in Libano dopo l’eliminazione di Nasrallah, colpendo 120 obiettivi di Hezbollah solo domenica. In risposta, Hezbollah ha lanciato razzi verso le città settentrionali israeliane, tra cui Haifa. L’IDF ha inoltre intercettato un obiettivo aereo sospetto che aveva attraversato il confine libanese.
Raid aerei israeliani in Yemen contro i ribelli Houthi
Parallelamente, l’aeronautica militare israeliana ha lanciato raid aerei contro infrastrutture utilizzate dai ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, situate nella parte occidentale dello Yemen, a oltre 1800 chilometri dallo Stato ebraico. Una distanza maggiore a quella in cui sono situati gli impianti dove si lavora all’armamento atomico in Iran. Un portavoce dell’IDF ha dichiarato che il bersaglio principale degli attacchi erano infrastrutture militari e porti situati a Hodeidah e Ras Isa, attraverso i quali l’Iran fornisce armi e rifornimenti agli Houthi. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno colpito centrali elettriche e un porto che gli Houthi usano per trasferire petrolio e altre risorse per scopi militari. Questo ha causato blackout in gran parte della città di Hodeidah.
L’attacco di domenica è stato molto più esteso rispetto a quello di luglio e ha coinciso con altre operazioni in Libano, Gaza e Siria, nel contesto di una guerra su più fronti. “Il nostro messaggio è chiaro: per noi, nessun luogo è troppo lontano”, ha affermato il ministro della Difesa Yoav Gallant commentando l’operazione. Anche il Capo di Stato Maggiore dell’IDF, Herzi Halevi, ha sottolineato che Israele ha la capacità di colpire i nemici lontani con precisione. “Sappiamo come colpire molto lontano e lo facciamo accuratamente,” ha dichiarato Halevi.
Gideon Sa’ar si unisce alla coalizione di Netanyahu
Gideon Sa’ar ha annunciato l’entrata del suo partito nella coalizione di governo, rafforzando il numero dei seggi da 64 a 68, riducendo così l’influenza dei partiti di estrema destra. Netanyahu ha lodato Sa’ar per la sua capacità di proporre soluzioni innovative, mentre Sa’ar ha sottolineato l’urgenza di mettere da parte le divergenze dopo il massacro del 7 ottobre. Tuttavia, Yair Lapid, leader dell’opposizione, ha espresso scetticismo sulla durata di questa coalizione, accusando Ben-Gvir di non accettare la riduzione del suo potere.