Negli oltre dieci mesi di conflitto tra Hamas e Israele, la guerra di disinformazione orchestrata dal gruppo terroristico palestinese è diventata un aspetto cruciale del conflitto. Attraverso la manipolazione delle informazioni, la diffusione di fake news e l’uso strategico dei social media, Hamas è riuscito a influenzare l’opinione pubblica internazionale, isolando politicamente lo Stato ebraico. In questa guerra ibrida, che non si svolge solo sul campo di battaglia, Hamas è riuscito a mantenere il controllo della narrativa, costringendo l’IDF a reagire frequentemente attraverso un rigoroso fact-checking e la pubblicazione di prove per contrastare queste narrazioni, sebbene spesso tardivamente.
Uno dei temi centrali nella narrativa di Hamas e dei suoi sostenitori è l’accusa di “genocidio” rivolta a Israele. Questo termine viene utilizzato ripetutamente per descrivere le operazioni militari israeliane a Gaza. Tuttavia le azioni dell’esercito israeliano non soddisfano i criteri giuridici di genocidio stabiliti dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1948. Numerosi esperti di diritto internazionale hanno sottolineato che, sebbene le vittime civili siano una realtà tragica in ogni conflitto, attribuire il termine “genocidio” a queste operazioni è un uso scorretto e strumentale della terminologia giuridica. Un altro aspetto centrale della campagna di disinformazione di Hamas ha riguardato la manipolazione dei dati relativi alle vittime. Fonti palestinesi hanno frequentemente riportato cifre esagerate riguardanti i civili uccisi durante gli attacchi israeliani, includendo nel conteggio anche combattenti o persone decedute per cause naturali.
Diversi episodi nel corso di questo conflitto hanno dimostrato come le operazioni di disinformazione siano state amplificate da media internazionali e social network, amplificando così il loro impatto. Un esempio significativo dell’uso della disinformazione da parte di Hamas si è verificato con il presunto bombardamento dell’ospedale Al-Ahli a Gaza, avvenuto il 17 ottobre 2023. La notizia, inizialmente diffusa da Hamas e ripresa rapidamente da media internazionali tra cui BBC e Al Jazeera, affermava che un attacco israeliano aveva causato oltre cinquecento morti. L’IDF, sebbene con ritardo, ha presentato prove dettagliate, inclusi video e intercettazioni, dimostrando che l’esplosione era stata causata da un razzo fallito lanciato dalla Jihad Islamica. Indagini indipendenti, come quelle condotte da Bellingcat e dal New York Times, hanno confermato queste informazioni.
A dicembre 2023, un video ampiamente condiviso mostrava immagini drammatiche di civili palestinesi intenti a scavare fosse comuni a Gaza. Secondo Hamas, si trattava di vittime civili uccise dagli attacchi aerei israeliani. Tuttavia, analisi indipendenti hanno dimostrato che il video era un montaggio di vecchi filmati ripresi in Siria nel 2017.
A gennaio 2024 invece, sono emerse accuse secondo cui Israele avrebbe utilizzato armi chimiche durante un raid a Khan Younis, nel sud di Gaza. Video e immagini mostravano presunti sintomi di esposizione a gas chimici tra i civili. Tuttavia, esperti di guerra chimica e l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) hanno analizzato i materiali e smentito queste accuse, evidenziando che i video erano stati manipolati.
Il 10 agosto 2024, Hamas ha accusato le forze israeliane di aver bombardato una scuola ad Al-Taba’een, vicino alla moschea di Daraj Tuffah, causando un centinaio di morti e altrettanti feriti tra i civili, in particolare bambini. Questa accusa ha suscitato indignazione internazionale, ma le indagini successive e le prove fornite dall’IDF hanno dimostrato come l’organizzazione terroristica violi sistematicamente il diritto internazionale e operi all’interno di rifugi civili, sfruttandoli per le proprie attività terroristiche. Come nel caso della moschea, che era utilizzata come centro di comando e nascondiglio per i terroristi. Prima dell’attacco, sono stati adottati numerosi accorgimenti per ridurre al minimo il rischio di colpire civili, inclusi l’uso di munizioni precise, sorveglianza aerea e informazioni di intelligence. Alla fine, è emerso che oltre 30 delle vittime erano effettivamente operativi di Hamas e Jihad Islamica.
Una delle più recenti fake news diffusa da Hamas è stata l’accusa ad Israele di non fornire vaccini contro la poliomielite alla popolazione di Gaza. Contrariamente a quanto affermato dal gruppo palestinese, circa il 90% della popolazione della Striscia di Gaza è stata vaccinata contro la poliomielite nel primo trimestre del 2024, come ha riportato in un post su X il portavoce internazionale dell’IDF Nadav Shoshani.