Come è riuscito Yahya Sinwar a sfuggire all’intelligence israeliana negli ultimi 11 mesi? Un recente articolo del Wall Street Journal ha rivelato come il leader di Hamas abbia adottato metodi di comunicazione sofisticati, abbandonando completamente l’uso di dispositivi elettronici. Secondo il quotidiano statunitense, “ha fatto affidamento su un sistema di biglietti scritti a mano, codici e corrieri”. I messaggi vengono spesso consegnati attraverso una catena di corrieri, passando di mano in mano fino a raggiungere il destinatario finale, spesso codificati con sistemi simili a quelli sviluppati da Sinwar durante la sua detenzione in Israele.
Il sistema si avvale talvolta di civili, non solo di membri di Hamas, secondo quanto riferito da intermediari coinvolti nei negoziati tra Hamas e Israele. “I messaggi tipici di Sinwar sono scritti a mano e inizialmente consegnati da un operatore di Hamas di fiducia” ha rivelato il Wall Street Journal. Da lì, il messaggio passa attraverso una catena di corrieri e intermediari, a volte estendendosi fino a figure che entrano a Gaza o ad operatori esterni, che possono poi usare altri mezzi per trasmettere le informazioni. Sinwar ha affinato questi metodi durante il suo periodo in prigione. Prima del suo arresto nel 1988, aveva fondato l’unità di intelligence interna di Hamas, Majd, responsabile dell’esecuzione di sospetti collaboratori con Israele.
Secondo Mosab Hassan Yousef, figlio di un alto funzionario di Hamas e poi divenuto agente dello Shin Bet, l’unità Majd reclutava prigionieri per diffondere messaggi tra le varie ali del carcere. “Avvolgevano i messaggi all’interno di pezzi di pane, li facevano asciugare e poi li lanciavano tra le sezioni, gridando ‘Posta dai combattenti per la libertà!'” ha raccontato Yousef.
Il Wall Street Journal ha sottolineato inoltre che Sinwar ha intensificato queste precauzioni a seguito degli attacchi mirati contro i leader di Hamas e Hezbollah dall’inizio della guerra. La svolta decisiva è avvenuta con l’assassinio di Saleh al-Arouri a Beirut lo scorso gennaio. “Dopo la morte di al-Arouri, Sinwar si è spostato quasi completamente verso l’uso di messaggi scritti o verbali,” si legge nell’articolo.
Nonostante questi metodi possano rallentare la trasmissione delle informazioni, Sinwar è comunque riuscito a comunicare in tempo reale. Durante i negoziati a Doha lo scorso giugno, avrebbe trasmesso messaggi immediati. “È stato in grado di trasmettere i suoi messaggi in tempo reale, nonostante l’assenza di dispositivi elettronici,” ha affermato uno degli intermediari coinvolti nelle trattative. Tuttavia, in altre circostanze, i ritardi nelle negoziazioni hanno sollevato interrogativi sull’efficacia di questi complessi sistemi di comunicazione.
Secondo il Dr. Michael Milshtein, capo del Forum di Studi Palestinesi al Moshe Dayan Center, questa rigida cautela nelle comunicazioni è ciò che ha permesso a Sinwar di sfuggire finora all’intelligence israeliana. “Sono abbastanza certo che questo sia uno dei motivi principali per cui l’IDF non l’ha trovato” ha affermato. Tuttavia, Thomas Withington, esperto di guerra elettronica presso il RUSI, ha avvertito: “Nel momento in cui commette un piccolo errore, potrebbe segnare la sua fine”.