La storia della famiglia nell’ebraismo, nella comunità ebraica di Roma e nella società italiana del Novecento. È stato questo il tema del dialogo che ha aperto la venticinquesima giornata europea della cultura ebraica. Ad intervenire al dibattito, moderato dal direttore dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma Claudio Procaccia, sono stati il rabbino capo Rav Riccardo Di Segni e la statistica Linda Laura Sabbadini.
“La famiglia è un fondamento dell’organizzazione sociale dell’ebraismo perché è dove si forma l’identità. La parola famiglia in ebraico, משפחה, contiene la parola schiava, שפחה. Dunque, s’intende che all’interno della famiglia era compresa la schiavitù, un’istituzione diffusa nell’antichità. Nell’antica famiglia ebraica era diffuso anche il concubinaggio, in cui la concubina non aveva gli stessi diritti della moglie”, ha spiegato Rav Di Segni, che ha poi illustrato i cambiamenti che la famiglia ha subito nel corso dei secoli. “Nell’anno 1000 D.E.V., Rav Ghershom, che viveva nella Renania, proibì la poligamia. Questa regola sarebbe dovuta restare in vigore fino al 1240, ma si è poi estesa fino ai giorni nostri”.
Il Rav ha poi approfondito le trasformazioni tumultuose vissute dalla famiglia ebraica a Roma. In particolare, nella prima metà del Novecento si verificò un vero e proprio boom demografico, dovuto anche all’alto tasso di mortalità infantile, come si può osservare dai numerosi neonati sepolti nel cimitero del Verano. Tuttavia, con i progressi della medicina e una maggiore sicurezza sanitaria, le famiglie iniziarono gradualmente a ridurre il numero delle nascite, adattandosi alle nuove condizioni di vita.
A confermare questo calo demografico nella comunità ebraica di Roma e, più in generale, a livello nazionale, è stata Linda Laura Sabbadini. “In Italia si sta riconfigurando la struttura della famiglia. Se prima ci si sposava per far nascere figli, oggi non è più così. Le persone sole stanno aumentando e tra loro ci sono molti celibi e nubili. Il 1995 ha segnato l’anno dell’apice più basso della fecondità, che è rimasta stabile negli anni successivi. L’Istat prevede che il numero di persone sole e senza famiglia crescerà di circa mezzo milione”.
Sabbadini ha poi spiegato come, in questi decenni, l’Italia non abbia trovato una soluzione al problema della bassa natalità. “Nel 1977, Italia e Francia avevano lo stesso numero di figli per donna. La Francia, però, ha adottato politiche di sostegno economico per incentivare le nascite, mentre l’Italia no. Oggi, pur essendo sotto i due figli per donna, la Francia ha 7 milioni di giovani in più rispetto all’Italia”.
Nonostante il preoccupante calo demografico, Linda Laura Sabbadini ha concluso osservando come le relazioni all’interno della famiglia siano cambiate rispetto ai secoli passati. “Oggi gli uomini sono molto più presenti come padri, si occupano dei figli e cucinano, anche se la gestione della casa rimane ancora prevalentemente a carico delle donne”.