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    ROMA EBRAICA

    Il Tempio Maggiore di Roma da Vittorio Emanuele III al Covid

    Il 28 luglio 1904: esattamente 120 anni fa, veniva inaugurato  il Tempio Maggiore di Roma. L’anniversario sarà celebrato anche in occasione della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica, il 15 settembre, con una mostra che, proprio nei giardini della sinagoga, racconterà le vicende di una collettività attraverso il suo beth hakneseth.

    Il Tempio Maggiore agli inizi del XX secolo rappresentava il simbolo dell’emancipazione degli ebrei di Roma dopo la fine dell’età del ghetto (1555-1870). Dalla Breccia Porta di Pia alle leggi del 1938 gli ebrei sperimentarono  una libertà mai vissuta nei secoli precedenti, che permise loro di inserirsi nel tessuto sociale, economico, politico e culturale romano, così come avveniva in moltealtre parti d’Italia e d’Europa. Il Tempio Maggiore segnò anche una cesura rispetto ai modelli cultuali dell’Antico Regime, quando le cosiddette Cinque Scole (Castigliana, Catalana, Nova, Siciliana e Tempio) rappresentavano le diverse collettività ebraiche presenti sul territorio romano. L’architettura della nuova sinagoga rispecchiava lo stile di vita dell’epoca. Se nei secoli precedenti la Scola aveva costituito il centro di tutta la vita ebraica, mentre la nuova struttura monumentale era vissuta prevalentemente per gli aspetti più strettamente cultuali. Il Tempio Maggiore presentava un altare non più al centro della sinagoga,ma sotto l’Aron HaKodesh (l’armadio che contiene i rotoli del Pentateuco); il rabbinato era delegato in tutto e per tutto a svolgere le funzioni religiose, visto che la maggioranza della popolazione stava perdendo la conoscenza dell’ebraico e delle preghiere ad esso associate.

    La nuova conformazione poneva anche una certa distanza, fisica e culturale, fra il chazan (cantore) e la keillah (comunità), simboleggiata dagli scalini che conducono alla Tevà(altare). Questi aspetti simbolici sono correlati alla nuova identità e ai relativi comportamenti degli ebrei nell’età post risorgimentale, che producevano, oltre al processo di integrazione, anche quello dell’assimilazione. Peraltro, quella dell’equiparazione dei diritti fu solo un’illusione, come dimostrarono le leggi del 1938 che avrebbero privato gli ebrei di molti dei diritti acquisti nei decenni precedenti e che furono preludio alla Shoah. Proprio il Tempio Maggiore di Roma fu il crocevia di questa falsa speranza: al momento della sua inaugurazione, il 28 luglio 1904, vide lapartecipazione del re Vittorio Emanuele III, proprio colui che, 34 anni dopo, firmò le suddette leggi antiebraiche. Durante l’occupazione di Roma, alla sinagoga furono apposti i sigilli. La nuova inaugurazione avvenne con una solenne cerimonia il 9 giugno 1944, a pochi giorni dalla liberazione della città dai nazifascisti. Dopo l’orrore, riprendeva lentamente la vita della comunità ebraica romana e il Tempio Maggiore ne era uno dei principali scenari. Negli anni successivi divenne teatro di altri episodi destinati a segnare la storia degli ebrei e dell’Italia e non solo: proprio qui, il 9 ottobre 1982, si verificò il terribile attentato terroristico di matrice palestinese che tolse la vita al piccolo Stefano Gaj Taché di soli due anni e ferì 42 persone. Ancora una volta gli ebrei furono lasciati soli, soprattutto dalle istituzioni italiane, ancora una volta traditi.

    Parallelamente, il Tempio Maggiore fu emblema della forte ripresa della collettività ebraica capitolina che, fra l’altro, tra il 1967 e il 1970 accolse gli ebrei espulsi dalla Libia. Il Tempio Maggiore ha accolto tre papi: Giovanni Paolo II nel 1986, Benedetto XVI nel 2010, Francesco nel 2016. Tali eventi hanno segnato un passaggio epocale nelle relazioni ebraico-cristiane. Più di recente, nei mesi della primavera 2020, durante il lockdown causato dalla nota pandemia il bethhakneseth è stato chiuso per la seconda volta nella sua storia, per un altro motivo tragico e non previsto.

    Oggi ci attende un futuro pieno di incognite ma anche di speranze. Alle tante sfide da affrontare dovremo rispondere con una forte coesione interna e con la capacità di aprirci all’esterno senza perdersi. Il Tempio Maggiore sarà nuovamente testimone e protagonista del nostro presente e del nostro futuro.

    Credit foto: Fondo fotografico Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma

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