“Chagall politico, il grido di libertà” è il titolo della spettacolare mostra itinerante allestita al Museo Chagall di Nizza, coprodotta dallo stesso Musée national Marc Chagall con il Museo La Piscine, Musée d’art e d’industrie André Diligent di Rubaix e con la Fondación MAPFRE di Madrid, visitabile fino al 16 settembre.
Nel corso della sua vita, segnata da due guerre e un esilio, Marc Chagall ha creato un corpus di opere profondamente radicato nella storia del XX secolo. Emblema degli sfollamenti e delle migrazioni, il grande artista ha attraversato il mondo vivendo i momenti più drammatici del Novecento: dall’infanzia in Russia, alla Francia, alla Germania, agli Stati Uniti, al Messico, per stabilirsi in Costa Azzurra dove è morto, a Saint Paul de Vence all’età di 97 anni. Dopo due rifiuti da parte delle autorità, Chagall ottenne la cittadinanza francese nel 1937, nell’ottobre del 1940 venne denaturalizzato con la motivazione: “israelita russo, naturalizzazione priva di interesse nazionale”. Con il sostegno del Comitato di Soccorso di Emergenza, Chagall riuscì ad arrivare a Marsiglia, poi a Lisbona prima di compiere la traversata per New York il 21 maggio 1941. In esilio per sette anni, Chagall partecipò alla mostra collettiva “Artists in Exile” che riunì gli artisti dell’avanguardia europea, si impegnò costantemente nelle organizzazioni che lavoravano per combattere il fascismo e sostenere il popolo ebraico. Il 2 settembre 1944 la moglie Bella morì improvvisamente; devastato, Marc Chagall smise di dipingere per nove mesi e si dedicò alla scrittura di poesie in yiddish, la sua lingua madre.
La mostra nizzarda offre un affascinante approfondimento delle opere di Chagall a buon diritto ritenute maggiormente intrise di profonda umanità, nutrite dalle sue radici ebraiche, dall’ascolto delle culture incontrate e dalle esperienze vissute, ed è emblematica di un impegno incrollabile per l’essere umano e dei suoi diritti, per l’uguaglianza e la tolleranza. Ispirate ad un forte anelito di libertà, le opere esposte sono incentrate sulle guerre che Chagall ha vissuto da testimone e sulle battaglie artistiche che ha intrapreso, trascendendo dalla forza poetica e dall’immaginazione, unite al vocabolario pittorico della derisione e dell’umorismo radicato nella cultura ebraica.
Sostenuta da recenti ricerche su un cospicuo numero di documenti inediti provenienti dall’archivio dell’artista, la mostra propone un percorso crono-biografico presentato da una nuova angolazione dell’impegno politico di Chagall, riunendo numerosi capolavori che meritano di essere scoperti.
Notevoli sono i prestiti francesi e internazionali tra cui, degno di nota, è il dipinto intitolato “Purim”: realizzato tra il 1916 e il 1917, è un prestito eccezionale del Philadelphia Museum of Art, fu esposto in Germania dai nazisti nel 1937 come esempio di arte degenerata. “Rabbi in Black and White or Jewat Prayer”del 1923 è un altro prestito significativo, proveniente dall’Art Institute di Chicago, mentre “Solitude”del 1933 giunge dalle collezioni del Museo d’Arte di Tel Aviv.
Matita e pennello sono armi di pace per il grande pittore, disegni e dipinti rivelano così il suo idealismo incondizionato, la sua fede incrollabile nell’armonia tra uomini, creando visioni incrociate e dialoghi sulla storia in divenire.