330mila euro: ecco quanto ha dovuto spendere Sapienza Università di Roma per il ripristino degli ambienti. Lo ha comunicato la rettrice Antonella Polimeni in una lettera inviata agli studenti e alle studentesse alle 21:29 di martedì 10 giugno.
Nel documento, la rettrice denuncia le occupazioni, gli scontri e gli “atti vandalici di inaudita violenza e rilevanza”, pur senza nominare direttamente i collettivi pro-Palestina che da tempo esprimono il proprio dissenso contro i rapporti dell’università con Israele e la presenza della rettrice nel comitato tecnico-scientifico della Fondazione MedOr di Leonardo Spa.
“Per diverse settimane una mobilitazione studentesca ha visto l’occupazione di alcuni spazi del nostro ateneo” scrive Polimeni. “L’idea condivisa delle università come luoghi capaci di ospitare e accogliere la pluralità delle idee, il confronto critico, il dissenso e la pacifica protesta ha portato tutti noi a guardare con attenzione ai contenuti espressi dai manifestanti, esprimendo al contempo la posizione dell’ateneo, maturata nell’ambito del dibattito democratico degli organi competenti”.
In un documento firmato dal senato accademico e dal consiglio di amministrazione il 16 aprile, l’ateneo ha espresso la sua posizione in merito al conflitto tra Israele e Hamas. L’Università ha deciso di rifiutare “l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore possano favorire la pace e il rispetto della dignità umana”. Inoltre, ha chiesto “l’immediato cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi” e ha promosso iniziative per docenti e studenti di Gaza.
Tuttavia, la posizione presa dall’ateneo non è stata accolta favorevolmente dai collettivi, che hanno reagito, come scrive la rettrice nella sua lettera, in maniera “né legittima, né pacifica”. Durante le occupazioni che si sono susseguite nelle settimane e si sono concluse solo pochi giorni fa, sono stati vandalizzati muri, piante, “la cappella, gli spazi dedicati a studenti e studentesse con disabilità” e persino “il Mammut posto di fronte all’edificio di Geologia”, oltre che “i macchinari per le pulizie dell’ateneo”. Si tratta di “danni materiali ai beni collettivi e ai luoghi della nostra convivenza” e di azioni “che hanno turbato la nostra quotidianità e che si sono persino intensificate in occasioni come la visita del Presidente della Repubblica e il concerto organizzato per la pace da studentesse e studenti.”
Le azioni dei collettivi nella Città Universitaria “hanno richiesto e continueranno a richiedere interventi immediati e costosi” per quanto riguarda la nettezza urbana, il ripristino delle serrature e delle attrezzature di cantiere, la rimozione di graffiti, “alcuni particolarmente oltraggiosi ed offensivi,” e molto altro.