Alle 16 israeliane di giovedì 6 giugno si sono svolti i funerali di Rafael Kauders, il soldato italo-israeliano ucciso mercoledì durante un attacco di droni di Hezbollah al confine settentrionale di Israele.
I suoi nonni paterni, Edmundo (Yisrael) e Margharita (Matal) Kauders, erano nati a Milano, per poi fuggire in Svizzera durante la Seconda guerra mondiale. Dopo la Guerra dei Sei Giorni, nel ’67, i nonni di Rafael fecero l’aliyah, trasferendosi dunque in Israele.
Rafael è stato studente alla Mekor Haim Yeshiva High School di Neve Daniel e presso il Dipartimento di Filosofia Ebraica dell’Università Ben-Gurion. Ha prestato inoltre servizio come coordinatore del Rabbinato Militare nel 5030° Battaglione. Ed è proprio vicino alla sua postazione a Hurfeish che Hezbollah ha lanciato dei droni, uccidendo Kauders e ferendo altri nove soldati, compreso un paramedico venuto a prestare soccorso.
Il suo funerale si è svolto nella sezione militare del cimitero di Kfar Etzion tra il dolore e le lacrime della famiglia e degli amici. “Vostro padre oltre ad essere sempre stato una guida, un insegnante, uno studioso e un cantore entusiasmante in ogni situazione, è stato un vero eroe”, queste sono le parole dei soldati, nonché amici di Rafael, rivolte ai suoi quattro figli. E ancora “riusciva ad aiutare tutti, sempre e in ogni momento”.
Durante il funerale, che è stato possibile seguire in diretta streaming, ha preso parola la moglie, Yehudit, accompagnata dai quattro figli. Durante il discorso della donna sono emerse le note di dolore nel suo volto, e nel volto dei bambini, i quali non sono riusciti a trattenere le grida e i pianti. Yehudit ha promesso a Rafael di prendersi cura dei figli: “Cercherò di allevarli in un modo che, con successo, mi sarà conveniente, ma non posso fare la stessa cosa senza di te, lo farò a modo mio e sarò qui per loro perché nel frattempo so che tu, dall’alto, ci benedici”.
Dopo i discorsi dei familiari e dei soldati, si è svolto il funerale vero e proprio, il cui kaddish è stato recitato dal figlio più piccolo, con l’aiuto della mamma e degli amici.
“Rafael è morto il giorno di Yom Yerushalaim, difendendo il nostro Paese. È stato parte della nostra storia e non potremo mai dimenticarlo”: queste le parole pronunciate in uno dei discorsi che sintetizzano il dolore di questa triste giornata.