“Quest’anno ci concentriamo sulla virtù della resilienza, una qualità che è stata particolarmente importante per la nostra università e la nostra comunità negli ultimi sette mesi. In periodi di crisi e di sfide, la resilienza diventa la nostra stella guida”. Lo ha detto il presidente dell’Università Ben-Gurion del Negev, Prof. Daniel Chamovitz, in occasione della 54esima riunione annuale del Consiglio dei Governatori. Durante la cerimonia sono state conferite quattro Lauree honoris causa a personalità di spicco: la nota cantautrice israeliana Yehudit Ravitz, il coordinatore europeo per la lotta all’antisemitismo e la promozione della vita ebraica Katharina Von Schnurbein, il presidente dell’Arizona State University Michael M. Crow e lo storico della medicina dell’Università di Harvard Allan M. Brandt. “Tutti voi, cari vincitori, cittadini del mondo provenienti da diversi settori, incarnate lo spirito della resilienza. – ha spiegato Chamovitz – Sono certo che vi unirete a me nel chiedere che gli ostaggi rimasti, come la nostra Noa Argamani, vengano riportati a casa adesso”.
Hanno, inoltre, ricevuto i Presidents Awards il membro della facoltà ed ex ostaggio di Hamas Nili Margalit, il Centro Medico Universitario Soroka, il Centro Medico Universitario Barzilai e l’Ospedale Universitario Samson Assuta Ashdod.
Il rettore Chaim Hames ha sottolineato l’ipocrisia del mondo accademico a livello internazionale: “L’università dovrebbe essere un faro di luce nella ricerca della verità e della conoscenza per il miglioramento dell’umanità. – ha affermato – Ciò che sta accadendo nei campus universitari in Europa e negli Stati Uniti mi ha fatto pensare che la ricerca della verità e della conoscenza non sia più percepita come l’essenza centrale del mondo accademico. Qualsiasi studente del primo anno con una bussola morale, che abbia trascorso un’ora a leggere i rapporti e a guardare i video e le immagini pubblicati su Internet, sarebbe in grado di affermare inequivocabilmente che i cittadini israeliani sono stati brutalmente massacrati dai terroristi il 7 ottobre. Qualsiasi professore serio, anche un decostruzionista radicale, disposto a esaminare le prove disponibili e a contestualizzarle, esiterebbe molto a usare il termine genocidio”.
“Pertanto – ha aggiunto Hames – sembra quasi inconcepibile che le istituzioni accademiche e i docenti universitari leader a livello mondiale non siano in grado di esprimere una condanna chiara, concisa e definitiva del massacro e che, invece, sostengano i loro studenti quando si esprimono a favore di Hamas e del terrore e invocano la distruzione di Israele. L’alterazione della verità nelle dichiarazioni apparse, la pura ignoranza dei professori e degli studenti, o il tentativo di alcuni di creare una sorta di bizzarra equazione tra le vittime israeliane del massacro e le vittime palestinesi della rappresaglia militare israeliana, ad esempio da parte di Judith Butler, mostrano una turpitudine morale che porta a chiedersi se queste università e le loro facoltà rimangano ancora fedeli alla loro raison d’etre essenziale”.
Photo credit : Dani Machlis/BGU