Lo scorso ottobre, a Sezze, in provincia di Latina, è stato presentato il libro di Vincenzo Faustinella, Perché andate facendo tutto questo?La Famiglia Campoli-Fattorini e il rastrellamento degli ebrei a Sezze nell’autunno del 1943.
Scrive Giancarlo Onorati, storico e presidente del Centro Studi Semata che ha curato l’edizione del volume: “La ricerca di Vincenzo Faustinella, muovendosi tra storia e memoria, percorre un itinerario nell’ebraismo e nella Shoah che interseca molteplici piani di analisi. È, in primo luogo, la storia della presenza ebraica a Sezze (persone, famiglie, luoghi, avvenimenti) a partire dal tardo Medioevo. È, soprattutto, una ricostruzione delle vicende degli ebrei setini negli anni delle leggi razziali e della persecuzione nazifascista basata su fonti documentali e testimonianze orali. È, nel contempo, il racconto inedito, basato sulle memorie familiari, del ruolo avuto da uomini e donne della famiglia Fattorini-Campoli nella salvezza di alcuni ebrei setini appartenenti alla famiglia Di Veroli. È, infine, una profonda riflessione storico-critica sull’antigiudaismo, sull’antisemitismo, sulle leggi razziali del 1938 e sulla Shoah”.
Come ha spiegato lo storico dell’ebraismo prof. Francesco Tetro: “Il testo di Faustinella ha la caratteristica di essere storicamente ‘completo’, rispettoso delle fonti, capace di affrontare temi di cui raramente se ne parla in simili contesti, anzi non se ne parla proprio, delle dinamiche di contrasto alla comunità ebraica a partire dall’accusa di deicidio”. L’autore, prosegue ancora Tetro, “ha avuto il coraggio di trattare l’antigiudaismo teologico, dimostrando di aver fatto una scelta giusta perché è alla radice dell’anti-semitismo di sempre…ora spesso ideologicamente inverato nell’antisionismo. Diciamo che in un modo o nell’altro gli ebrei sono ‘comunque’ … imperdonabili nel loro esistere”. E questa è anche la causa principale che viene individuata e descritta da Faustinella dalle sue origini all’evolversi costantemente durante il corso dei secoli, ponendosi all’interno del rapporto tra cristiani ed ebrei come “questione iniziale”, senza la quale non sarebbe stato possibile giungere al folle progetto di una “soluzione finale” della questione stessa.
Citando lo storico Marc Bloch, Faustinella ricorda nelle note che per origini dell’antiebraismo “si dovrà [forse] intendere le cause” di questo fenomeno? Certo, ogni fenomeno ha le sue origini, ma quali sono, poi, le cause umane “del suo permanere”?
Per esempio, oltre ad essere riduttivo, potrebbe addirittura risultare fuorviante individuare nella sola diffusione dei nazionalismi l’“origine” dell’antisemitismo moderno, senza indicare nell’antigiudaismo teologico le “cause umane” (religiose, sociali e culturali) dell’avversione verso l’ebreo che hanno consolidato e facilitato il suo “permanere” nel corso dei secoli, fino al folle progetto nazista di giungere a una “soluzione finale” della “questione ebraica” che era stata già al centro di scelte non meno drastiche adottate da pontefici e monarchi, “causando”, appunto, la trasmissione – quindi il permanere – del fenomeno dell’antiebraismo.