Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    La distanza da usi e costumi altrui

    Si dice che non ci sia stata una generazione più ricca di Torah, di sapienza e di buone azioni, come quella di Rabbi Akiva. Il Talmud riporta in Yevamot 62a che le dodicimila coppie di suoi alunni morirono tutti nello stesso periodo, tra Pesach e Shavuot, perché nonostante le conoscenze e le buone azioni, non riuscivano a trattarsi con rispetto. Per questo motivo ci si astiene da espressioni pubbliche di gioia nei giorni della Sefirat haOmer: non si ascolta musica strumentale, non si celebrano matrimoni, non ci si tagliano barba e capelli durante il conteggio dell’ omer.

    La parashà di Kedoshim è un capitolo straordinariamente vario, contiene molte mitzvot ed halachot, sembra essere un miscuglio casuale di precetti, che hanno a che fare con l’etica e con la santità, poiché Hashem ci istruisce sul dovere per ogni individuo di essere “santo”. Per acquisire kedushà, è necessario separarsi e rimanere lontani da tutto ciò che contraddice la Torah. “Se vuoi unirti a Me, cerca di diventare simile a Me”. Il libro di Vaikrà iniziato con i sacrifici è poi passato alle regole dell’impurità del corpo, di animali, case e vestiti. La tumà (impurità) è tutto ciò che ci allontana da Dio.

    L’essere umano prova attrazione naturale per il peccato e l’immoralità. Chi se ne astiene per rispetto del Creatore, si eleva sopra al livello spirituale dell’angelo, creato senza istinto al male; così viene ricompensato con l’unione alla Shechinà che gli garantisce vita eterna.

    Poiché ci troviamo in questo periodo dell’anno, vorrei soffermarmi su Vaikra 19 verso 27 “Non tagliate tutt’attorno l’estremità della vostra capigliatura e non radete l’angolo della vostra barba”. È proibito, secondo la tradizione, radere con strumenti a forma di coltello qualsiasi parte della barba, mentre è permesso farlo con forbici, o strumenti basati su principi analoghi, quali i rasoi elettrici. Tagliare con qualsiasi strumento il pelo che cresce sulle tempie fino a farlo sparire è vietato in qualsiasi modo. La lunghezza e lo spessore devono essere stabiliti da un’autorità halachica competente.

     Nel Sefer Charedim è riportato che tagliando l’estremità della capigliatura ci si imbatte in 67 divieti. Rambam insegna che il minimo sono 40 peli: Israel contiene la parola rosh, testa. Restano ai margini due lettere iud e lamed che hanno valore numerico 40, non togliete almeno questi.

    C’è chi usa non toccare per niente le peot (boccoli lunghi laterali): è una middat chasidut, un comportamento opportuno, non obbligatorio. Per quanto riguarda la barba, viene spiegato che ci sono 5 angoli (punti controversi). È assolutamente vietato radersi la zona con la lametta, anche per il ripasso. Chi permette l’uso del rasoio elettrico, consente solo alcuni modelli che non vanno in profondità. 

    I sacerdoti idolatri erano soliti radersi le tempie e tagliarsi gli angoli della barba (Chinuch 251/252). Per allontanarci da ogni ricordo di idolatria dobbiamo avere un aspetto diverso anche all’apparenza. È una vergogna per il Re che il suo popolo sia rasato (Rabbi Yosef Bechor Shor). Secondo Sforno si radono gli ubriachi, le persone ingenue. Qualsiasi cosa aggiungi o togli al corpo per farlo più bello è considerato avoda zarà. Radersi è omettere, paragonato al divieto dei tatuaggi che aggiungono (Vaikrà cap.33 v.19) Anticamente si radevano a zero gli schiavi. 

    Si tagliano i capelli per entrare in un giorno di festa, per onorare Shabbat e Yom Tov. In base alla Kabbalà i capelli rappresentano i dinim, i giudizi. Quanti più ce ne sono, maggiore è la forza del giudizio. È bene tenerli corti durante l’anno, in particolare prima di Rosh ha Shanà. Nel salmo 89 re David afferma che il mondo è stato costruito sul chesed, la benevolenza. Avraham è il simbolo del chesed: fu il primo a chiedere segni visibili di vecchiaia, per distinguersi da suo figlio, cui somigliava molto. Fu il primo anziano, zaken. Or haChaim lega l’onore che si deve alle persone anziane al patriarca che per primo aveva ricevuto la barba, zakan: Avraham. Le due peot ai lati della testa secondo il Sifte Cohen simboleggiano il chesed ed il din: finché non le tagliamo la benevolenza prevale sul giudizio. Insegna il Ben Yish Chai che solo la mitzvà delle peot riceve ricompensa perenne nell’uomo in ogni momento. Che possiamo avere il merito di rafforzarci in tale ambito, per prepararci ai festeggiamenti di Shavuot con il massimo onore.

    CONDIVIDI SU: