Cinquantanove anni dopo il suo omicidio, significativo omaggio al giudice Antonino Giannola, gia’ inserito nell’elenco “Le rose spezzate” dell’Anm, che raccoglie i nomi dei magistrati morti mentre svolgevano le loro funzioni di servizio. In sua memoria oggi, nella foresta presidenziale di Tzora, sulle colline di Gerusalemme, e’ stata messa a dimora – su iniziativa dell’organizzazione ambientalista israeliana Keren Kayemeth LeIsrael – una quercia in prossimita’ di quelle intitolate agli altri 27 magistrati assassinati dalla criminalita’, nei pressi della stele commemorativa, alta 7 metri, con inciso l’elenco dei magistrati uccisi. Sulla stele e’ riportata la frase: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Giannola e’ – cosi’ come lo definisce il Csm il 26 gennaio scorso – “il primo magistrato italiano ucciso in ragione della funzione esercitata”. Nato a Partinico nel 1906, Giannola era presidente del Tribunale di Nicosia, quando fu ucciso a colpi di pistola, il 26 gennaio del 1960, durante un’udienza. All’assassino, che prima di sparare urlo’ che voleva “uccidere la giustizia”, furono concesse le attenuanti dell’infermita’ mentale.
Giannola, sposato e padre di tre figli allora ancora minorenni, e’ stato riconosciuto come “vittima del dovere”, ma e’ l’unico caso in cui ai familiari di un magistrato ucciso non e’ stato riconosciuto alcun risarcimento poiche’ le leggi susseguitesi nel tempo hanno limitato gli indennizzi ai fatti accaduti dopo il gennaio del 1961. Una ferita indelebile che e’ stata sanata parzialmente, a dicembre 2018, con l’inserimento del nome del giudice nell’elenco delle “Rose spezzate” dell’Anm, grazie alle sollecitazioni dei tre figli – Silvano, Isabella e Italo – e all’interessamento del ministero della Giustizia e del Csm.
Alla cerimonia, nel bosco della memoria, ha partecipato una nutrita delegazione italiana composta, tra gli altri, dal vice presidente del Csm, Davide Ermini, dal consigliere del Csm Piercamillo Davigo, dal magistrato Stefano Amore, assistente di studio presso la Corte Costituzionale, dall’ambasciatore Italiano in Israele Gianluigi Benedetti e dai vertici del Keren Kayemeth LeIsrael. Ieri – al Tempio italiano a Gerusalemme – e’ stato presentato il libro “Ritratti del coraggio – Lo Stato italiano e i suoi magistrati”, curato dal magistrato Stefano Amore. Il libro e’ dedicato ai 28 magistrati italiani vittime della criminalita’ comune, della mafia e del terrorismo caduti per la loro missione in difesa dei diritti e della liberta’, dal 1960 ai giorni nostri.