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    ISRAELE

    Ventuno riservisti israeliani uccisi dai terroristi a Gaza

    Il terribile incidente
    Ventuno militari israeliani della riserva, appartenenti alla fanteria, al genio e ai carristi sono caduti assieme, nello stesso scontro, ieri nel tardo pomeriggio. È il più terribile incidente e la più grave perdita delle Forze armate israeliane dopo la strage del 7 ottobre. I soldati facevano parte di un gruppo incaricato di minare un edificio a circa 600 metri all’interno del confine di Gaza, con l’obiettivo di ripulire una zona cuscinetto per evitare nuove infiltrazioni. Mentre erano all’interno dell’edificio intenti a porre le mine per abbatterlo, scortati da un carro armato che stazionava all’esterno, da un tunnel nelle vicinanze è uscito senza essere visto un gruppo di terroristi che portavano razzi anticarro a spalla (in gergo sono chiamati RPG). Essi hanno colpito da poca distanza il carro armato con un colpo che ha provocato la morte di due soldati del suo equipaggio. Altri due colpi sono stati sparati contro la casa dove era il gruppo incaricato del lavoro di distruzione dell’edificio. Le mine che i soldati stavano montando e collegando fra loro sono esplose per effetto dell’impatto dei razzi, travolgendoli tutti e uccidendone altri diciannove. I terroristi si sono dileguati.

    La tattica dei terroristi
    La dinamica è quella tipica della guerra asimmetrica che Hamas sta conducendo contro le forze armate di Israele: nascondersi, non farsi vedere; restare in attesa sotto la protezione di qualche edificio o di qualcuno degli oltre 1.500 pozzi che conducono in superficie dalla rete delle gallerie d’attacco predisposta dall’organizzazione terrorista; spostarsi in gruppetti di due o tre uomini dall’uno all’altro di questi rifugi, sul suolo o per mezzo dei tunnel sia per sfuggire agli attacchi israeliani sia per portarsi a tiro delle truppe; colpire con le armi che vi sono depositate e che terroristi normalmente non portano prima dell’uso per non farsi identificare e farsi scambiare per civili; piazzare delle bombe sulla strada dei militari israeliani o sparare loro addosso; fuggire di nuovo. È una tattica di grande efficacia, che permette ai gruppetti terroristi di affrontare forze superiori e di restare operativi nonostante le perdite che subiscono quando sono visti e affrontati dalle truppe. Le forze armate israeliane cercano di rispondere: usando i droni per ispezionare i dintorni; mobilitando l’artiglieria e anche l’aviazione per distruggere i rifugi dei terroristi o minandoli; facendo saltare i pozzi di uscita dalla rete sotterranea che individuano. I carri armati sono anche difesi da sistemi di difesa contro gli RPG: sia da corazzature assai spesse e pesanti, che però i razzi moderni come i Kornet russi riescono a penetrare, sia da contromisure elettroniche attive, come piccoli razzi sparati automaticamente contro la minaccia in arrivo, quando il sistema del carro la rileva.

    Il lutto
    Ma qualche volta questi sistemi di difesa non bastano e allora i soldati periscono. Quello di ieri è il caso più grave. L’incidente porta il totale dei caduti in combattimento delle forze armate israeliane in questa guerra a 221. Contando i militari uccisi dai terroristi durante la strage del 7 ottobre, i militari israeliani morti finora assommano a 556. Tutta Israele oggi è in lutto per questi giovani riservisti caduti per la difesa della patria. I loro nomi non vengono rivelati prima che ciascuna famiglia sia stata informata. Il loro sacrificio non è stato inutile, in una guerra che difende l’esistenza stessa dello Stato di Israele. Che il loro ricordo sia di benedizione e che aiuti la società a comprendere l’esigenza di concordia per reggere a una prova così difficile.

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