“Anche il 27 gennaio preferiamo le vostre condanne alle vostre condoglianze”. Hanno preso spunto da una frase di Golda Meir i giovani che ieri hanno lanciato il loro sdegno, il loro grido di condanna, con due manifesti esposti sulla facciata di un edificio nei dintorni del quartiere ebraico.
È un gesto che viene dalla pancia di un gruppo di ragazzi, “perché questo sarà un giorno della memoria diverso, dopo il 7 ottobre…” spiega a Shalom un giovane promotore dell’iniziativa. “In Italia e altrove sono molti gli esponenti di alcune associazioni sempre in prima fila il 27 gennaio per piangere e ricordare gli ebrei sterminati durante la Shoah. Da un buon numero di questi abbiamo avuto, dopo il pogrom di Hamas, solo silenzio o parole di condanna ad Israele – continua il ragazzo -. Ma il 7 ottobre è stato perpetrato al popolo ebraico il massacro più efferato dai tempi della Shoah, eppure c’è chi ha preferito tacere o condannare Israele perché per esistere deve difendersi dagli assassini. Per questo abbiamo deciso di esprimere con questo gesto il nostro sdegno. Ci auguriamo che la società civile reagisca a questa nuova ondata di antisemitismo, per dar senso alla memoria a cui è dedicato il 27 gennaio, a quel tanto decantato “Mai più” che sentiamo ripetere ogni anno davanti a corone e lapidi. Non si può tacere, non si può condannare chi si difende. Sarebbe una sconfitta per tutti noi”.