La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in data 3 Ottobre 2019, ha emanato nel caso Udo Pastörs v. Germany una sentenza sul negazionismo che segna una tappa importante nella storia della lotta al pregiudizio. La parte attrice lamentava di essere stata condannata per delle dichiarazioni da lui fatte, ledendo quindi il suo diritto alla libertà d’espressione. L’attore era membro del Parlamento e Presidente del Partito Nazional Democratico tedesco (NPD) nel Parlamento di Mecklenburg-Ovest Pomerania. Il 27 Gennaio 2010, Giorno della Memoria, egli non fu presente ma, il giorno dopo, tenne un discorso, dicendo che il così detto Olocausto viene usato per fini politici e commerciali. Soggiunse che si stava cercando di imporre una visione di Auschwitz al popolo tedesco in modo astuto e brutale, cercando di far prevalere le bugie sulla verità. La giustizia tedesca lo condannò per oltraggio e diffamazione. La Corte ha ritenuto che tali dichiarazioni non godessero della protezione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in quanto esse ledevano i valori fondamentali su cui si basa detta Convenzione. Pertanto, ha rigettato come inammissibile il ricorso basato sulla violazione della libertà d’espressione.
Sarebbe indispensabile che nel corso di aggiornamento che verrà tenuto ai magistrati italiani nel mese di Novembre 2019 si tenesse conto di quanto scaturisce dal diritto internazionale e dal diritto comparato, perché è buona norma nelle scienze giuridiche non ritenere che il mondo del diritto sia limitato al solo perimetro domestico.