In seguito all’attacco ai principali impianti petroliferi sauditi continuano a uscire sui media israeliani articoli preoccupati. L’attacco probabilmente non è stato compiuto dai ribelli yemeniti Houthi, che vantano un armamento incompatibile con la povertà e l’isolamento del paese, ma da forze iraniane in Iraq, e di qui potrebbe partire una minaccia analoga per Israele. Sono stati usati diverse decine di droni d’attacco e di missili da crociera, che volando a bassissima quota non sono stati intercettati né dalle difese saudite né da quelle delle basi americane in Qatar, che hanno quasi sorvolato. Riuscirebbero i radar israeliani a rilevarli e gli antimissili a fermarli? Basteranno i bombardamenti delle basi iraniane in Siria e Iraq a prevenirli? Questo è il grande problema. L’Iran conosce la capacità di reazione israeliana e quindi esita a tentare il colpo, attende una situazione in cui Israele sia in difficoltà o vi sia un pretesto per una guerra totale. Ma certamente la minaccia sciita si è manifestata in queste settimane più pericolosa di quel che si era percepito. Una cosa è certa, anche in questo caso la forza di Israele, il suo progresso tecnologico, la sua determinazione a difendersi, la lucidità di chi lo guida è la sola garanzia della pace. Un Israele più debole politicamente o militarmente, come lo vogliono i boicottatori e gli antisemiti, vorrebbe dire la certezza di una guerra che potrebbe non limitarsi al Medio Oriente. Perciò, fra i nostri auguri di questa vigilia di Rosh Hashanà, il capodanno ebraico numero 5780, il primo dev’essere per la forza di Israele, speranza di pace. A tutti i lettori, ancora auguri di un anno sereno, prospero e pieno di gioia.