Si è tenuto presso il Centro Ebraico italiano Il Pitigliani il secondo appuntamento del ciclo di “Corpo e Spirito. Dove la scienza incontra la religione”, la serie di conferenze ideate dall’Ospedale Israelitico e realizzate in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica di Roma.
In questa occasione si è dibattuto su uno dei temi più controversi e dibattuti del nostro tempo: la fecondazione assistita e della maternità surrogata. Moderati da Giorgia Calò, coordinatrice del Centro di Cultura Ebraica, sono intervenuti Rav Riccardo Shemuel Di Segni, Rabbino Capo di Roma, la dottoressa Bruna Coen, ginecologa e responsabile del Percorso Donna dell’Ospedale Israelitico, la professoressa Enrica Martinelli dell’Università degli Studi di Ferrara e il professor Gianni Yoav Dattilo, psicoterapeuta didatta. Con i contributi offerti in base ai rispetti ruoli, i relatori hanno affrontato e approfondito il tema dal punto di vista religioso, giuridico, medico e nelle sue implicazioni psicologiche.
“La maternità surrogata per l’ebraismo rappresenta una questione davvero complicata – ha spiegato Rav Di Segni a Shalom – Ci sono infatti due aspetti da tenere in considerazione: da una parte se è lecito farlo e in che modo è lecito farlo”. In particolare è di particolare interesse la questione della definizione legata allo status del nascituro. “In linea di massima si può dire che c’è una certa riluttanza ma non una totale proibizione” ha aggiunto.
Altro grande tema riguardante la maternità surrogata è quello riguardante la liceità dell’uso del corpo femminile dal punto di vista bioetico. “Si tratta di una donna che prende carico di una gravidanza per un’altra. Questo può esser fatto sia in termini di gratuità, oppure può esser fatto per ragioni economiche. Allora si pone il problema se sia giusto o meno se vendere il proprio corpo per queste finalità rischiando di incorrere in considerevoli rischi per la propria salute. Il problema etico riguarda dunque la commercializzazione del corpo femminile” ha continuato il rabbino capo.
“C’è un ventaglio di risposte nell’ebraismo su questi temi, la discussione più importante però è legata alla definizione di ebraicità. Si dibatte infatti se l’ebraicità dipenda dall’ovulo o dal grembo. Questo è un problema che è ancora molto discusso e che a livello concettuale non è stato risolto ancora” ha concluso.
In Israele la maternità surrogata è permessa ed è disciplinata da una serie di leggi. La professoressa Martinelli, che ha pubblicato un libro sul tema, ha approfondito come lo Stato ebraico abbia affrontato questa complessa tematica dal punto di vista giuridico. “Nel 1996 è stato il primo Paese al mondo a disciplinare in maniera giuridica la pratica di gestazione per altri. – ha sottolineato la docente di Diritto e Religioni dell’università di Ferrara – E lo ha fatto coniugando proprio quelle che sono le regole della halachà con i principi democratici, cioè cercando di dare una risposta quanto più ampia possibile al desiderio di genitorialità dei cittadini israeliani”.
“Quello della procreazione medicalmente assistita è un argomento di estrema attualità, perché in Italia la fotografia della natalità è veramente drammatica e quindi si deve in tutti i modi cercare di incoraggiare le giovani e preservare il loro patrimonio riproduttivo” ha spiegato la dottoressa Bruna Coen. “Bisogna parlarne e bisogna parlare soprattutto delle tecniche che aiutano le coppie infertili e soprattutto abbattere questo tabù, perché non è una vergogna se la genitorialità deve essere aiutata dalla scienza”. Dal punto di vista psicologico, il professor Dattilo ha affrontato la questione partendo dalla sua esperienza professionale.