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    Sulle avventure dell’ebreo livornese Avraham Mocada a Roma durante la Repubblica Romana

    Un viaggio avventuroso tra Francia, Italia, Terra di Israele e ritorno, attraverso rivoluzioni, complotti, amori, amicizie, tradimenti. Roberto Fiorentini si cimenta nel seguito di “Le Chaijm. Alla vita”, intitolato “La rivoluzione”. Un romanzo storico che si svolge al tempo della Repubblica Romana, 1798-1799: a seguito dell’uccisione di un generale dell’ambasciata francese, Mathurin-Leonard Duphot, avvenuta il 28 dicembre 1797 in un tumulto popolare, il generale Louis-Alexandre Berthier invase Roma dando inizio all’occupazione francese della città con lo scopo di abbattere il potere temporale del papa Pio VI che fu dichiarato decaduto il 5 febbraio e morì l’anno seguente in Francia. Il nuovo regime fu accolto freddamente dalla popolazione romana, che, dopo aver subìto i saccheggi durante la presa della città, dovette accollarsi anche le pesanti imposte richieste dagli occupanti. Il 28 novembre la Repubblica Romana fu invasa dall’esercito napoletano al comando del generale austriaco Karl von Mack con l’appoggio dell’ammiraglio Orazio Nelson, con lo scopo di restaurare il potere papale. Il 23 gennaio 1799 francesi entrarono a Napoli e istituirono la Repubblica Napoletana ma lasciarono la città il 19 settembre, subito rioccupata dai napoletani; le truppe francesi sarebbero rientrate in città il 2 febbraio 1805 ma il 24 gennaio 1814 il Papa sarebbe ritornato nei territori dello Stato Pontificio. Su questo sfondo si svolgono le vicende di Avraham Mocada. Egli aveva dato tutto se stesso alla causa della rivoluzione e alla Francia ed era finito condannato a 20 anni di carcere duro. Jean-Jacques, agente secreto francese, malgrado lo voglia morto in quanto durante la rivoluzione faceva parte della sua stessa squadra e Avraham lo trattò molto duramente per aver divulgato i dettagli di una missione, lo “ingaggia” per un compito importante: andare a Roma e cospirare affinché il Papa perda il potere temporale. Tra amori ritrovati – Suzette e Serena che gli insinua il dubbio che suo figlio sia di lui – e malinconia ripensando alle ore di studio in sinagoga e alla tipografia del padre del quale ritrovò un volume in cui era scritto “Mocada, stamperia autorizzata in Livorno, anno 1794”, Avraham compie un viaggio che sarà anche una maturazione personale e una risoluzione di vicende mai davvero passate. Quello che non riesce a risolversi è purtroppo sempre il pregiudizio contro gli ebrei: “Gettato via lo sciamanno e messa la coccarda, avevano preso a circolare per la città confondendosi con i romani […] senza che nessuno li controllasse, lo deridesse o gli imponesse alcunché, Insomma, per la prima volta, da quando Paolo IV li aveva chiusi nel recinto, duecentocinquanta anni prima, gli ebrei assaporavano il gusto della libertà”, ma alla proposta di partecipazione ebraica alla Guarda Nazionale, la risposta era stata: “Solo perché portano una coccarda tricolore non vuol dire che non ci siano più differenze tra noi e loro”.

    Silvia Haia Antonucci

     

    Roberto Fiorentini, “La rivoluzione. Le Chaijm. Alla vita. Volume secondo”, Roma, Graphofeel, 2019, pp. 417, euro 18,00

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