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    Un progetto fotografico mostra l’impatto dell’attacco del 7 ottobre

    Il 7 ottobre migliaia di terroristi hanno attaccato il sud di Israele uccidendo oltre 1200 persone e prendendo in ostaggio più di 240 tra anziani, donne, uomini e bambini. Dopo circa 50 giorni, alcuni ostaggi sono stati liberati, soprattutto donne e bambini, ma 137 prigionieri sono ancora nelle mani dei terroristi a Gaza.

    Il primo giorno di Chanukkah sono state pubblicate alcune fotografie che mostrano l’impatto struggente dell’attacco sulla vita delle famiglie coinvolte. Le fotografe Sharon Derhi e Michal Chitayat hanno realizzato un progetto mettendo fianco a fianco fotografie di prima e dopo l’attacco di Hamas con l’obiettivo di evidenziare l’importanza di liberare urgentemente gli ostaggi ancora a Gaza, soprattutto i più anziani, che stanno vivendo da oltre due mesi in condizioni terribili.


    L’idea del progetto è nata a Sharon, moglie di Lior Dehri, quando Lior insieme ad una troupe televisiva è tornato nel kibbutz dove suo padre Haim Peri è stato rapito all’inizio di ottobre. In quell’occasione Lior ha raccontato di un momento felice di due anni fa, catturato in una fotografia, quando insieme al padre erano seduti all’ingresso della casa dove hanno trascorso ore insieme leggendo giornali. Lior ha chiesto a sua sorella Noam di scattargli una nuova fotografia nello stesso punto, con accanto una sedia vuota ed un poster del padre rapito. 



    Tra le foto che fanno parte del progetto c’è anche quella della famiglia Lifshitz. Yocheved e Oded erano stati entrambi presi in ostaggio il 7 ottobre; Yocheved è stata liberata mentre il marito, 83enne, è ancora a Gaza. In questo caso il confronto è stato effettuato tra una foto che ritrae la coppia serena e sorridente nella propria casa di fronte al pianoforte di Oded, ed una foto che mostra la loro casa bruciata con i pochi resti dello stesso pianoforte.



    Anche Nurit Cooper, 79 anni, era stata rapita dai terroristi insieme al marito Amiram, 84 anni. Amiram era uno dei fondatori del kibbutz di NirOz. Nurit è stata liberata mentre il marito è ancora a Gaza. Per il progetto fotografico per il ‘prima’ è stata scelta una foto che mostra Nurit e Amiram seduti su una poltrona insieme al nipote; per il ‘dopo’ una foto di Nurit seduta insieme al nipote, senza il nonno ancora ostaggio. 



    La famiglia Munder ha sofferto una sorte simile. Ruthy e Ohad sono stati liberati dopo 49 giorni, mentre Avraham Munder, 78 anni, è ancora a Gaza. Nella la foto che ritrae la famiglia prima dell’attacco si riconoscono Avraham insieme alla moglie Ruthy e al nipotino Ohad che sorridono di fronte ad una tavola imbandita. Nella foto successiva si riconoscono Ohad e la nonna Ruthy, soli, senza il nonno, che si riconosce nella foto del poster appeso sulla parete sullo sfondo che denuncia il suo rapimento. 



    È inclusa nel progetto anche una fotografia che mostra Tamir Hershkovitz i cui genitori Noah e Maayana sono stati assassinati il 7 ottobre. Nella fotografia si riconosce Tamir che accende una hanukkiah di fronte alla casa dei propri genitori nel kibbutz Be’eri. La hanukkiah, arruginita e rovinata, apparteneva al nonno di Tamir, sopravvissuto alla Shoah, ed è uno dei pochi oggetti che si sono salvati nella casa bruciata dai terroristi. 

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