Il nuovo governo M5S-PD nasce all’insegna di un elenco di punti programmatici che si contraddistinguono per un certo carattere astratto e, in taluni punti, per un’ispirazione diretta dalla carta costituzionale. Il tutto, come esito palese della difficoltà di mettersi d’accordo, il che non toglie che il desiderio di mandare avanti il Paese, pur da prospettive talvolta diverse, talaltra contrastanti, meriti il nostro rispetto, laddove esprimesse prudenza e delicatezza nei riguardi delle sorti del popolo italiano, lasciando da parte le proprie pur legittime ambizioni.
Queste problematiche s’iscrivono nel contesto di tensioni sociali e politiche che possono essere coraggiosamente stemperate. Per quanto attiene all’ebraismo, sarebbe rilevante porre un argine alle derive antisemite e “antisioniste”, provvedendo ad adottare la definizione IHRA di antisemitismo; si tratta di un passo già compiuto in altri Paesi, e che consentirebbe di allentare le tensioni sociali.
Le quali tensioni, scaturite da una fase di passaggio derivante dalla globalizzazione, dalla concorrenza asiatica e dal transito da vecchi a nuovi lavori per via della rivoluzione informatica, finiscono per ripercuotersi sulla nostra vita di tutti i giorni, lasciando spazio sia a chi pesca nel torbido sia a chi si nutre di un’inguaribile incultura dell’odio. Infatti, basta aprire gli occhi per vedere come talune posizioni, anche quelle più giuste, possano talvolta dirazzare, mutando la loro natura e diventando ingovernabili. Potremmo pur fare degli esempi, che però non si addicono ad un discorso che vorremmo fosse alto e, in ogni caso, superiore a certe umane debolezze.
Noi siamo pronti e aperti al dialogo, come saranno pronti e aperti al dialogo tutti coloro i quali amano il Paese e vogliono contribuire al suo progresso; far progredire il Paese è un atto di patriottismo, individuare dei nemici anche dove non ci siano, è un’azione che non rientra nel patriottismo ma, semmai, in altre categorie.
Inoltre, poiché l’Italia è l’ottavo Paese esportatore del mondo e dato che le esportazioni in Europa ammontano a un settanta per cento circa del totale, appare evidente che il nostro benessere dipende dall’apertura all’estero in generale ed all’Europa in particolare, il che significa che la permanenza nell’Unione Europea è per noi fondamentale e che necessita sia di una nostra maggior presenza nelle istituzioni europee sia di una maggior attenzione e conoscenza delle problematiche europee. Preoccupa che, all’importante produzione di testi giuridici ed economici sull’Unione Europea non sembrerebbe far riscontro un identico peso e un’identica attenzione negli organismi unionisti.
L’apporto degli ebrei italiani, malgrado le persistenti conseguenze delle leggi razziali (un quinto dei Nobel italiani sono ebrei, come se fossimo dodici milioni anziché poche decine di migliaia) è stato rilevante e vuole continuare ad esserlo. Il passato (persecuzioni e sterminio) non conferisce particolari crediti ma, per converso, attribuisce qualche idea sulla convivenza sociale, che sarebbe giusto condividere col nuovo governo.
Emanuele Calò