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    Supporto agli agricoltori e ai rientri a scuola. Ecco il volontariato degli italiani in Israele

    Da circa un mese centinaia di associazioni, soprattutto le più piccole, sostengono i rifugiati e i soldati richiamati al fronte, non solo fornendo beni di prima necessità, ma anche aiutando loro a risolvere problemi specifici nel minor tempo possibile. Questo è il caso della Hevràt Yehudé Italia be-Israel, l’organizzazione che rappresenta gli oltre 22mila ebrei italiani che vivono nello Stato ebraico. Per conoscere meglio le attività realizzate dai volontari dell’organizzazione ebraica italiana in Israele, Shalom ha intervistato il presidente Vito Anav. 

    “La nostra è una piccola associazione, sia da un punto di vista dei mezzi che da un punto di vista di forza lavoro, quindi per aiutare la popolazione abbiamo fatto un lavoro alla rovescia: non abbiamo identificato quelli che sono bisogni generali, bensì quelli specifici” ha spiegato Anav. “Quello che facciamo quindi è andare a risolvere i problemi che vengono a nostra conoscenza. Il tutto con pochi mezzi, che però possiamo gestire in maniera puntuale” ha aggiunto.

    Nei giorni scorsi, per esempio, Anav insieme ad un gruppo di volontari ha reperito per un’unità al fronte i teli per proteggere loro stessi e i propri zaini dalla pioggia. In poche ore è stata comprata l’attrezzatura e portata alla base. Un’altra attività fatta dalla Hevràt Yehudé Italia be-Israel è stata quella di aiutare un gruppo di ragazzi provenienti dalle comunità del Sud a trovare un liceo per farli studiare. “In meno di un giorno 15 giovani sono tornati in classe dopo quasi 60 giorni senza andare a scuola” ha sottolineato.

    Nell’ultimo periodo inoltre Vito Anav e altri volontari hanno aiutato due agricoltori del sud e uno del nord a raccogliere i loro prodotti che, a causa della guerra e della mancata forza lavoro, stavano marcendo nei campi. “Siamo andati già quattro volte” ha affermato, sottolineando come siano riusciti a salvare due camion e mezzo di raccolto. “Nell’economia generale israeliana questi camion non contano molto, però per le famiglie di questi agricoltori significa vivere il resto dell’anno in tranquillità” ha sottolineato.

    Tre sono i motivi per i quali i volontari in Israele sono così efficienti secondo Anav. “Prima di tutto abbiamo una storia militare; poi, la maggior parte di noi ha fatto attività nei movimenti giovanili, dove si viene responsabilizzati in età giovanissima; infine, tutti noi abbiamo almeno una storia pregressa di volontariato” ha spiegato. Queste tre cose hanno permesso ai piccoli gruppi volontari di muoversi in maniera estremamente efficiente. In questi giorni è comune infatti trovare un Cheder Milchamà, una war room improvvisata, dove ognuno svolge un ruolo specifico, dalla logistica al reperimento di volontari o delle attrezzature necessarie.

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