La diciottenne Perla Emma Misano era una bellissima ragazza la cui vita è stata strappata dalla cattiveria umana, che nel suo caso ha preso il nome di nazismo, e ha rischiato di essere completamente dimenticata. Abituati a parlare di memoria e di ricordo come se questo fosse qualcosa di scontato, possiamo non riflettere a sufficienza sul fatto che tante persone sono state uccise e la loro memoria non è arrivata fino a noi, il loro nome è stato perso per sempre perché nessuno si è occupato di rintracciarli o le prove che riguardavano la loro esistenza sono state perdute. Tali vicende ovviamente non cambiano i grandi numeri e il significato storico degli eventi, ma sono importanti per non perdere di vista il lato umano della storia che potrebbe riguardare ognuno di noi o i nostri cari.
Perla Emma Misano fino al 2017 non risultava compresa in tutte le classiche liste degli ebrei romani uccisi nella Shoah, ma, nell’ambito delle ricerche sulla deportazione da Roma, grazie a un dettaglio presente sulla sua scheda compresa nello Schedario Anagrafe del ‘900 conservato presso l’Archivio Storico della Comunità Ebraica della capitale, è stato possibile contattare i suoi discendenti che hanno confermato la sua deportazione.
La famiglia di Crescenzo Misano e Reanda Del Monte il 9 febbraio 1939 effettuò la dichiarazione di “razza ebraica”, resa obbligatoria per legge dal regime fascista, e registrò i loro quattro figli: Servadio, Crescenzo, Marco e Perla. Crescenzo sopravvisse alla Shoah ed è grazie a sua figlia Reanda se è stato possibile avere informazioni sulla zia.
Perla Emma era nata a Roma il 1° settembre 1925. La famiglia abitava in una bella casa, frequentata da vari componenti della Comunità Ebraica. Una vita serena spezzata tragicamente dalla Shoah. Nell’aprile del 1944 furono arrestati, oltre a Perla Emma, anche i suoi fratelli Marco Mario (nato il 24 marzo 1923), Servadio Achille (nato il 28 giugno 1924) e il papà Benedetto (figlio di Crescenzo e Perla Stella Sabatello, nato il 19 ottobre 1883, coniugato con Reanda Del Monte, di mestiere “viaggiatore”). Nessuno fece ritorno. Ma, grazie alle ricerche effettuate, conosciamo i loro nomi e per questo, come è scritto nel Talmud, non saranno mai dimenticati.