L’Ateneo di Sassari ieri ha conferito la Laurea magistrale Honoris Causa in Scienze Filosofiche a Edith Bruck, poetessa, scrittrice e traduttrice ungherese, naturalizzata italiana, e sopravvissuta alla Shoah.
Ad aprire la cerimonia i saluti del Rettore Gavino Mariotti, della Prof.ssa Valeria Panizza, Direttrice del Dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della Formazione e di Sebastiano Ghisu, Presidente del Corso di Studi in Scienze storiche e filosofiche.
“Attraverso quello che lei ha scritto – ha detto il Rettore – non soltanto è stata testimone e custode della memoria di quanto è accaduto ma anche sempre e contemporaneamente colei che mette in guardia le giovani generazioni sui pericoli dell’odio, della discriminazione e della persecuzione”. – continua – “La Laurea magistrale è un doveroso tributo a Edith Bruck ma anche un segno di gratitudine per il suo legame con la nostra Isola”.
Dopo la laudatio della Prof.ssa Gavina Cherchi, Docente di Estetica, la scrittrice in collegamento streaming dalla sua casa di Roma, è intervenuta commossa ed emozionata. Nella Lectio Magistralis, dal titolo ‘La mia Università? La Vita’, Edith Bruck afferma: “La mia Università, a 13 anni, era Auschwitz e altri cinque campi di concentramento, di annientamento o lavoro forzato. Fabbriche di morte nel cuore dell’Europa civile e cristiana, luoghi dove si impara tutto e per sempre: l’antropologia, la filosofia, la storia, la psicologia, il valore della vita e del pane, il dolore, l’abisso che abita l’uomo, il buio della coscienza dei popoli che assorbono il veleno dell’odio e si piegano, applaudono al Male assoluto. Sto parlando del nazifascismo, del razzismo, della discriminazione, dell’antisemitismo che non sono stati mai sradicati. – e poi ancora – Mi sono laureata all’Università del Male con lode, ho imparato il Bene, dallo sterco ho estratto l’oro. Ho capito che non avrei mai potuto assomigliare ai miei aguzzini, che non avrei mai discriminato nessuno. E mi chiedo come mai l’uomo non impara niente dai propri crimini e continua a perpetrarli: si fa sedurre da nazionalismi, razzismi, odi, egoismi. Continua a costruire muri, recinti di filo spinato, non ha pietà per chi fugge da guerra e miseria”.
Per la sua opera letteraria e per il suo impegno di testimone della Shoah verso le nuove generazioni, Edith Bruck ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, ultimo in ordine di tempo (2023) il “Premio Campiello” alla carriera. Del 2021 è il Premio Lussu per il suo ‘Il pane perduto’; attraverso Emilio Lussu, di cui fu amica personale, la Sardegna è entrata nel suo immaginario, ispirandole, nel 1983, il film per la RAI ‘Quale Sardegna?’.
Foto: Università di Sassari