Papa Pio
XII sapeva quanto stava accadendo nei campi di sterminio nazisti, in
particolare ad Auschwitz e Dachau. Lo ha rivelato Giovanni Coco, archivista e
ricercatore all’Archivio Apostolico Vaticano, sull’inserto “La lettura” del
Corriere della Sera.
Il
ricercatore ha scoperto una lettera del 1942 in cui un gesuita tedesco
antinazista, Lothar König, parla esplicitamente a padre Robert Leiber, il
segretario di Pio XII, che riceveva le lettere per suo conto, dello sterminio
degli ebrei da parte dei nazisti, descrivendo nel dettaglio quanti ebrei
venissero uccisi nei campi ogni giorno.
Questo
documento è la più importante prova scoperta fino a oggi del fatto che papa Pio
XII fosse a conoscenza dello sterminio degli ebrei in corso nei campi nazisti.
König, ha
spiegato Coco nell’intervista, durante la guerra fu l’uomo di collegamento tra
l’arcivescovo di Monaco, l’antinazista Michael von Faulhaber e il Vaticano.
Secondo Coco dalla lettera si capisce che tra König e padre Robert Leiber,
c’era una certa familiarità e che certamente quella corrispondenza andava
avanti da diverso tempo.
«Il nome di
Dachau era già noto da molto tempo e dal gennaio 1941 era divenuto il campo di
detenzione per il clero. E in realtà anche il nome di Auschwitz era conosciuto
in Vaticano sin dal 1941» ha sottolineato il ricercatore nell’intervista.
«La novità
e l’importanza di questo documento derivano da un dato di fatto:
sull’Olocausto, stavolta si ha la certezza che dalla chiesa cattolica tedesca
arrivavano a Pio XII notizie esatte e dettagliate sui crimini che si stavano
perpetrando contro gli ebrei» ha aggiunto.
La lettera
scoperta da Coco dimostra non solo che papa Pio XII sapesse ciò che stava
avvenendo, ma che riceveva notizie di prima mano sui campi di sterminio. «In
Vaticano inizialmente i lager erano noti come luoghi di detenzione di massa,
soprattutto per polacchi e per ebrei, dove si moriva per le sevizie ricevute».
Perché
allora Pio XII scelse di tacere? Secondo Coco furono molteplici i fattori: in
primo luogo la possibilità di rappresaglie naziste contro i cattolici polacchi,
e poi, in larga parte il fatto che in Vaticano ristagnasse un pregiudizio
contro gli ebrei non solo sul piano religioso, ma talvolta anche antisemita.
Monsignor Angelo Dell’Acqua, a cui fu affidato il dossier degli ebrei, fu
determinante nella scelta del pontefice, rivela Coco.
Diversi
storici hanno commentato la lettera ritrovata nell’Archivio Apostolico
Vaticano. Michele Sarfatti, intervistato dal Corriere della Sera, ha definito
«impressionante» il documento. «È evidente che König era a conoscenza dello
sterminio e intendeva metterne al corrente il Papa» ha affermato. «Pio XII era
prigioniero. – ha sottolineato lo storico – Non dei fascisti o dei nazisti, ma
del passato suo e della Chiesa cattolica, secoli di pregiudizi nei riguardi del
popolo ebraico».
«In un
intervento del 2 giugno 1943, – ha proseguito – Pacelli commisera le persone
assoggettate a “costrizioni sterminatrici” e in un passo successivo
ricorda la tragica sorte del popolo polacco. Degli ebrei invece non fa
menzione. Nei suoi discorsi il vocabolo “ebreo” non esiste, è come
una sorta di buco nero».
«Pio XII
non poteva fermare la strage. E credo che fosse molto addolorato per quanto
avveniva. Ma rimase avviluppato nella ragnatela di una tradizione avversa agli
ebrei. – ha sottolineato – Nel frattempo l’antisemitismo razziale, diverso da
quello religioso cattolico che mirava alla conversione, si era spinto fino alla
strage di massa. La storia era andata più veloce rispetto alla capacità della
Chiesa di comprendere quanto avveniva».