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    Claire Golomb, sopravvissuta alla Shoah e studiosa di psicologia infantile, muore a 95 anni

    Si è spenta a 95 Claire Golomb, sopravvissuta alla Shoah e famosa studiosa e docente di psicologia infantile. La donna è morta nella sua casa vicino a Boston. Era nata come Claire Schimmel il 30 gennaio 1928 a Francoforte, seconda figlia di Fanny Monderer Schimmel, casalinga, e Chaskel Schimmel, un uomo d’affari che si dedicava alla letteratura ebraica e agli studi talmudici. Suo padre fu arrestato nell’ottobre del 1938, poco prima della Notte dei Cristalli, in cui i nazisti e i loro collaboratori bruciarono e saccheggiarono sinagoghe e negozi ebraici. Le donne della famiglia fuggirono nei Paesi Bassi, dove il padre riuscì a raggiungerle. Tuttavia, dopo che i nazisti occuparono il paese nel 1940, l’uomo fu nuovamente arrestato e mandato in un campo di concentramento, dove morì. La piccola Claire aveva solo dieci anni quando cominciò a vivere le tragiche vicende che portarono alla distruzione della sua famiglia. Rimase così in Olanda fino alla fine della guerra, con la madre e la sorella. 

    Nonostante la sua infanzia fosse stata funestata dal conflitto, il suo interesse per la psicologia dei bambini non venne mai meno. Golomb divenne infatti una famosa psicologa e studiosa, il cui lavoro si è concentrato nel corso della carriera sull’arte, la didattica e la psicologia infantile.

    All’interno del suo “La creazione di mondi immaginari”, pubblicato nel 2011, Golomb ha esplorato in maniera profonda il modo in cui i bambini percepiscono e sperimentano la fantasia. “Essere padroni di un universo immaginario (nell’arte, nel gioco, nei sogni e nelle storie) può essere fonte di grande soddisfazione poiché dà potere al bambino e dà espressione a sentimenti spesso poco compresi” ha detto durante un’intervista dello stesso anno.

    Golomb è stata inoltre professoressa emerita presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università del Massachusetts a Boston per più di 40 anni. Raccontandosi in un’altra intervista la donna ha sottolineato quanto fosse forte il legame tra la sua infanzia e il suo lavoro. “Gli eventi legati alla Shoah e i suoi effetti sulla mia famiglia e sulla mia comunità hanno senza dubbio influenzato la mia decisione di scegliere una carriera del genere. Ho sempre avuto il desiderio di migliorare in qualche modo il mondo. Dovevo trovare un senso alla mia vita e al fatto di esser riuscita a sopravvivere alla Seconda guerra Mondiale”, ha detto la donna.

    Alla fine della guerra, dopo anni di clandestinità, Claire venne coinvolta nell’Organizzazione giovanile sionista, in cui dedicò tempo ai giovani che avevano perso le loro famiglie durante la Shoah. Nel 1948 arrivò in quello che presto sarebbe divenuto lo Stato d’Israele e lì prestò servizio nell’esercito per circa un anno. Visse per periodo in un kibbutz prima di frequentare l’Università Ebraica, superando l’esame di ammissione nonostante non avesse completato gli studi liceali in Olanda. In Israele conobbe Dan Golomb, un sopravvissuto ad Auschwitz che studiava chimica. Si sposarono nel 1954 e poco dopo si trasferirono negli Stati Uniti, dove Dan ottenne una borsa di studio post-dottorato presso la Rutgers University nel New Jersey e Claire frequentò la New School for Social Research di New York. Dan Golomb divenne professore emerito di scienze ambientali, mentre Claire cominciò a studiare con numerosi psicologi ebrei tra cui Solomon Asch, Eugenia Hanfmann, Ulric Neisser e Abraham Maslow. Nel 1969 conseguì un dottorato in psicologia presso la Brandeis University.

    Tutti i suoi parenti da parte di madre vennero uccisi durante la guerra. Nell’ottobre 2019, Golomb decise di tornare nei Paesi Bassi per assistere al posizionamento delle “pietre d’inciampo” per commemorare quattro membri della sua famiglia che avevano perso la vita durante la Shoah.

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