Si è spento all’età di 93 anni
Cesare Moisè Finzi, figura di spicco della Comunità ebraica di Ferrara e
instancabile testimone della Shoah. Nato nel 1930 a Ferrara, fu espulso dalla
scuola a causa delle leggi razziali nel 1938, poi studiò nella scuola ebraica,
dove ebbe come insegnante lo scrittore Giorgio Bassani. Riuscì a scampare alla
deportazione insieme alla sua famiglia nascondendosi in Romagna e nelle Marche
grazie all’opera di solidarietà di Gino e Pina Muratori e Guido Morganti,
riconosciuti in seguito dallo Yad Vashem ‘Giusti tra le Nazioni’. Alla fine
della guerra, i Finzi riaprirono la loro attività, una storica profumeria in
via Mazzini e Cesare Finzi riprese gli studi, diventando un apprezzato
cardiologo. Si impegnò assiduamente a trasmettere la memoria della Shoah,
raccontando agli studenti delle scuole la sua esperienza. Scrisse il libro autobiografico “Qualcuno si
è salvato. Ma nulla è stato più come prima”. Cesare Finzi era cittadino onorario
dei Comuni di Ravenna, Cattolica e Gabicce.
“Ho conosciuto Cesare Finzi
appena arrivato al MEIS. – lo ricorda così Amedeo Spagnoletto, Direttore del Museo
Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) in un post su Fb – Mi fu
introdotto come una persona importante e ho capito subito perché: ti parlava
con uno sguardo profondo, ma con semplicità e modestia, fra i segni principali
dei giganti. Benché vivesse a Faenza, Ferrara era la sua terra d’origine e la
sua casa di “gioco del pallone”; tornava a rianimarsi quando
trascorreva lunghi periodi in città. Non si tirava mai indietro dall’impegno di
testimoniare quell’infanzia di bambino espulso dalla scuola e poi alunno
dell’Istituto ebraico di via Vignatagliata, aperto in fretta l’indomani delle
Legge razziali del ’38. Al museo era di famiglia: tante iniziative sono state
coronate dal successo grazie alla sua partecipazione e all’intimità che creava
con i suoi ragazzi, le centinaia di giovani che si arricchivano ad ascoltarlo.
Ancora pochi mesi fa al telefono, nel porgergli gli auguri il giorno del suo
compleanno, ci eravamo dati appuntamento di nuovo qui a Ferrara per nuove
avventure. Abbracciamo la moglie, la signora Vera sua compagna, e piangiamo la
perdita di Cesarino, grati per tutto quello che ha dato alla città di Ferrara”.
Sia il suo ricordo di benedizione