Gli spazi espositivi del quarto livello del Centre Pompidou di Parigi, ospitano la mostra Moï Ver prima retrospettiva sul pittore ebreo lituano Moï Ver, nato nel 1904 come Moses Vorobeichic, cambiò il suo nome in Moshé Raviv-Vorobeichic. Più di 300 opere raccontano l’opera dell’artista, grafico e fotografo, in tutta la sua ricchezza e complessità spaziando tra dipinti, disegni, stampe, soprattutto fotografie, realizzate dagli inizi della carriera, nel 1928, fino al suo ritiro dalla vita artistica nel 1952 quando si trasferì a Safed, dove risiedette fino alla morte, nel 1995.
(Moï Ver, “Deux prises de vue par moi-même. Yport, Seine-Maritime, sur la plage”, 1931 © Yossi Raviv-Moï Ver Archive foto © Centre Pompidou / Bertrand Prevost)
Moï Ver ha realizzato a Vilnius, sua città natale, un reportage fotografico sull’antico quartiere ebraico, ritraendone gli abitanti, immortalando le strade, o, in pianta stretta, le facciate degli edifici e l’interno dei luoghi di preghiera. Con questo lavoro arrivò a dirigere la pubblicazione “Il vicolo del ghetto a Wilna”, a rielaborare le immagini che aveva realizzato, tagliandole per poi ricomporle in sequenze ritmiche fino a proporre un panorama di straordinaria modernità. Dagli anni ’30 si trasferisce e lavora tra Parigi, la Polonia e la Palestina, cerca di abbinare le sue fotografie di architettura con suggestivi approfondimenti sulle comunità ebraiche, diventando un esponente di spicco di una nuova tendenza estetica caratterizzata da immagini forti e originali. Il suo approccio è supportato da Fernando Léger di cui segue i corsi serali, e sarà proprio lo stesso Léger che poco dopo presenterà la sua pubblicazione Parigi. 80 fotografie di Moï Ver. Il libro, presto diventato rarissimo, è stato pubblicato a Parigi da Éditions Jeanne Walter nel 1931, è l’espressione più chiara dell’artista già proiettato nel futuro, con fotomontaggi d’avanguardia, foto sovrapposte delle strade e delle industrie della città e grafica avveniristica.
In occasione del primo viaggio in Palestina, nel 1932 crea le sue immagini di ebrei orientali; vi si trasferisce nel 1934, mette rapidamente la sua pratica al servizio del sionismo, documentando gli stili di vita dei pionieri nei kibbutz. L’obiettivo di Moï Ver indugia su immagini suggestive dei lavori agricoli, proponendo collage e fotomontaggi, con uno stile modernista che si distingue dall’estetica dominante del suo tempo. Moï Ver si sforza di descrivere nel modo più diretto e sincero la realtà e decide di trasferirsi definitivamente nel nord di Israele a Safed nel 1953, cinque anni dopo la proclamazione della creazione dello Stato di Israele. Proprio a Safed si unisce alla comunità artistica ebraica e abbandona gradualmente la sua pratica fotografica per tornare alla pittura, principalmente ad olio, ma anche al disegno. La Mostra sarà visitabile al Centre Pompidou fino al 28 agosto, dall’11 ottobre fino al 4 febbraio 2024 verrà allestita al Museo di Varsavia per approdare poi al Museo d’Arte di Tel Aviv dal 17 marzo al 21 luglio 2024: un tributo meritato e straordinario per un artista ecclettico.
(Barbe, serie 1933-1934 Volti di ieri. Gli ebrei in Polonia 1929-1939 Stampa alla gelatina ai sali d’argento 30 × 20 cm Archivio Yossi Raviv-Moi Ver © Archivio Yossi Raviv-Moi Ver Foto © Centre Pompidou / Dist. NMR-GP)