Sono trascorsi cent’anni da quando 500.000 ebrei che vivevano in povertà nel Lower East Side di Manhattan e lavoravano nell’industria dell’abbigliamento in condizioni deplorevoli, decisero di lasciarsi alle spalle l’incuria e la sporcizia delle loro case e si trasferirono nella parte nord-orientale di New York, nel Bronx. Erano emigrati negli Stati Uniti per fuggire dall’antisemitismo in Europa e ora erano costretti a fuggire di nuovo. Dal 1920 vennero costruiti complessi abitativi cooperativi noti come Coop, fornivano alloggio ai lavoratori ebrei laici con tendenze socialiste. Ogni Coop rappresentava un movimento o una fazione nella sinistra ebraica. Le case cooperative di Sholem Aleichem erano le più belle e colorate, note anche con la denominazione yiddish Heimgesellschaft. I costruttori erano affiliati al Workmen’s Circle – Der Arbeter Ring, organizzazione ebraica di sinistra dedicata a promuovere la giustizia sociale ed economica, a preservare la lingua yiddish e la cultura laica ashkenazita. Il Workmen’s Circle era stato fondato a New York nel 1900 da due sarti provenienti dall’Europa orientale e fuggiti dai pogrom. Finalità principale delle case cooperative Sholem Aleichem, era fornire alloggio ad artisti e intellettuali di lingua yiddish che si trovavano a lavorare nell’industria dell’abbigliamento o in altri tipi di lavoro manuale a New York. Era naturale che adottassero il nome del più grande autore yiddish di tutti i tempi, anch’egli emigrato negli Stati Uniti dall’impero russo sulla scia dei pogrom. Sholem Aleichem morì nel suo appartamento nel Bronx nel 1916 e fu sepolto nel Queens, New York. A differenza di altri complessi abitativi cooperativi della zona, non ricevevano sussidi governativi, ma erano finanziati dal denaro raccolto dai membri. I quindici edifici in stile neoTudor di mattoni rossi di cinque piani, disposti come una fortezza con un cortile interno splendidamente paesaggistico, furono occupati a partire dal 1927. Il complesso era composto da 229 appartamenti situati su una collina che domina il Jerome Park Reservoir, aveva una scuola, un asilo, negozi di alimentari che vendevano merci a prezzi scontati, una caffetteria dove si tenevano eventi, spazi studio per artisti e un auditorium utilizzato per conferenze, concerti e spettacoli teatrali. Anche se la situazione economica nei primi anni di Sholem Aleichem Houses era tutt’altro che buona, la cultura e la vita della comunità erano in piena fioritura. Con la Grande Depressione nel 1929, il complesso passò in amministrazione controllata. Nel 1931 fu venduto ad un privato che affittava gli appartamenti ai membri della cooperativa; se uno degli inquilini era disoccupato e non riusciva a pagare l’affitto, tutti gli altri inquilini si impegnavano a pagare metà del suo affitto, mentre il resto era considerato un debito fino a quando non avesse trovato lavoro. La prima metà degli anni 1950 fu un periodo difficile per la cooperativa. Molti membri della seconda generazione delle Case Sholem Aleichem sostituirono il sogno socialista yiddish con il sogno americano e lasciarono i Bronx, erano stanchi della segregazione volontaria dei loro genitori e volevano integrarsi nel mainstream americano.
Le istituzioni culturali di Sholem Aleichem Houses chiusero, una dopo l’altra, e tutto ciò che rimase furono gli edifici. Il Women’s Club fu l’ultimo, chiuse i battenti nel 1979. Nel 2013, gli edifici sono stati acquistati da nuovi proprietari, che hanno mantenuto il nome Sholem Aleichem, l’utopia yiddish è svanita, il carattere del luogo è cambiato rimane il ricordo glorioso.