Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Barriera corallina in pericolo nel Mar Rosso

    Una grave epidemia ha colpito i ricci di mare nel Mar Rosso, mettendo in serio pericolo la sopravvivenza della barriera corallina. A rivelarlo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv. 

    Secondo gli studiosi, il responsabile è un parassita ciliato unicellulare, probabilmente lo stesso che nel 1983 provocò la morte di questi echinodermi nella barriera corallina dei Carabi e che è apparso nuovamente nella stessa zona lo scorso anno.

    Dalla ricerca, pubblicata sulle riviste “Frontiers in Marine science” e “Royal Society Open Science”, emerge inoltre che l’epidemia si è diffusa dapprima nel Mar Mediterraneo per arrivare rapidamente nel Golfo di Eilat. Proprio qui un’intera popolazione della specie ‘Diadema setosum’, il riccio di mare nero a spina lunga, è stata devastata dall’agente patogeno in pochi mesi. 

    “E’ una morte rapida e violenta. – ha detto il biologo marino Omri Bronstein, a capo del team di ricerca – Un riccio sano colpito dal parassita impiega solo due giorni per diventare uno scheletro con una massiccia perdita di tessuto”.  Il fenomeno si è registrato anche in altri Paesi della regione come la Giordania, l’Egitto e l’Arabia Saudita oltre che in Turchia e in Grecia.

    I ricci di mare in generale e il ‘Diadema setosum’ in particolare sono essenziali per il benessere generale dell’ecosistema marino: “Sono come dei ‘tosaerba’, poiché si nutrono delle alghe che altrimenti soffocherebbero le barriere coralline” – ha spiegato Bronstein – Al momento non c’è niente che si possa fare per fermare ciò che sta accadendo”. “Se vogliamo proteggere questa specie, dobbiamo creare una popolazione di ricci isolata, permettendo così la riproduzione, per poi reintrodurla nell’area. – ha aggiunto – Ma dobbiamo farlo ora, prima che l’epidemia, che si sta diffondendo da nord, raggiunga la zona.  È un compito complesso ma assolutamente necessario se vogliamo garantirne la sopravvivenza”.

    CONDIVIDI SU: