Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Il dipinto di Oppenheim sul rapimento di Edgardo Mortara. Ne parliamo con il critico d’arte Francesco Leone

    Un quadro riappare dal passato per parlarci del rapimento Mortara. È quello dipinto da Moritz Daniel Oppenheim nel 1862 quando Roma era ancora sotto il dominio del Papa Re. Non è un film, come quello di Marco Bellocchio, ma la scena viene raccontata come se fosse in movimento. Ne parliamo con il critico d’arte, Francesco Leone, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara.

     

    “È un quadro molto interessante per varie ragioni. Sul piano storico, è quello più vicino all’evento tragico del rapimento di Edgardo Mortara nel giugno 1858. Da un lato il segno che si trattava di un evento molto sentito, uno scandalo a livello mondiale. L’Italia, gli Stati Uniti, la Francia denunciavano l’orrore di quanto accaduto e il dipinto di Oppenheim ci dà l’idea di quanto fosse sentita la causa di Edgardo Mortara. Sul piano artistico, è altrettanto interessante perché è un dipinto verista di stampo realista. Oppenheim è un artista tedesco, nato nel 1800, considerato il primo pittore ebreo dell’era moderna. Ma il dato importante è che, mentre gli altri pittori ebrei della seconda metà dell’Ottocento mai o quasi mai ritraggono fatti della vita culturale, sociale o religiosa ebraica forse in una chiave di emancipazione e integrazione, Oppenheim è invece l’unico o uno dei pochissimi che raffigura molto spesso fatti di vita ebraica. Questo accade anche quando sta in Italia, a Roma negli anni ’20 Oppenheim trae spunto dal vero di fatti di vita quotidiana del Ghetto. È il cantore visivo della vita ebraica italiana ed europea nell’Ottocento. Famoso è il suo dipinto sul dialogo tra Lessing e Mendelssohn. In questa prospettiva, il quadro è un’opera estremamente significativa”.

     

    Entriamo dentro il dipinto, il bambino è al centro vestito di bianco con una sorta di tunica che ricorda il talled, sul lato destro la famiglia con la madre svenuta, sul lato sinistro il prete che lo prende per mano, perché questa scelta degli elementi?

    Sono due elementi molto forti. Da un lato ci dicono che questo pittore è aggiornato sulle vicende del realismo europeo, dall’altro è che è uno degli ultimi eredi della tradizione romantica e che tende a enfatizzare l’aspetto sentimentale-narrativo. Il quadro è costruito in chiave narrativa quindi gli elementi raccontano esattamente ciò che sta accadendo. C’è il povero Edgardo, in fulcro, con questa veste chiara che risalta in un quadro che ha delle zone di ombra molto forti, la madre che sta svenendo per il dolore, il fratello maggiore che solleva il braccio in segno di protesta, il padre quasi stordito. Dall’altra parte del dipinto, la mezuzah che sta per essere violata dagli emissari di Pio IX, gendarmi, un frate, una suora che stanno varcando la porta. Una sequenza diacronica che ci racconta la tragedia che si sta consumando.

     

    C’è poi una donna in sottofondo, una domestica che piange, potrebbe essere colei che ha battezzato Edgardo e che adesso si pente?

    Questo non lo sappiamo con certezza. Questa fantesca sembra essere molto addolorata per quanto sta avvenendo, quindi potrebbe non essere lei o, se lo fosse, non aveva compreso cosa volesse dire quel battesimo, quanto dolore avrebbe arrecato alla famiglia.

     

     Questo quadro era scomparso e dato per perso, poi ad un certo punto riappare, come è successo?

    È una storia molto divertente. Con ogni probabilità i proprietari tedeschi lo esportano in Inghilterra già nel corso dell’Ottocento. Esattamente 100 anni dopo, nel 1962, riappare in modo rocambolesco. Una signora deve fare un regalo di compleanno al marito a Liverpool, si reca da un antiquario e compra un porta sigarette d’oro per cento sterline, torna a casa, ma il marito le annuncia che ha smesso di fumare. La signora torna indietro dall’antiquario e in cambio prende questo dipinto che rimane in una collezione privata. Va in asta a New York nel 2013 e viene battuto per una cifra attorno al mezzo milione di euro, lo acquista la famiglia newyorkese Schottestein malgrado l’avessero voluto acquistare molti musei ebraici. Ma adesso si sa esattamente dove si trova.

    CONDIVIDI SU: