Nel Tamud babilonese (Yevamòt, 62b) è raccontato: “Disse r. Akivà: se uno ha studiato Torà da giovane, la studi anche da vecchio; se ha avuto discepoli da giovane, ne abbia anche da vecchio, come è detto: “Semina di mattina, ecc.”. [Così fece r. Akivà sul quale è raccontato che] aveva dodicimila coppie di discepoli nel territorio da Gevat ad Antipatris [in Giudea], e morirono tutti in un breve periodo di tempo, perché non si trattavano con rispetto reciproco. E il mondo era senza Torà finché r. Akivà andò nel meridione a insegnare Torà ai maestri che si trovavano là. Questo secondo gruppo di discepoli era composto da r. Meir, r. Yehudà, r. Yosè, r. Shim’on e r. El’azar ben Shamua’. E questi furono coloro che risollevarono allora lo studio della Torà. Le dodicimila coppie di discepoli morirono nel periodo che va da Pèsach a Shavu’ot.
R. Shlomò Zevin (Belarus, 1888-1978, Gerusalemme) in Ha-Mo’adìm Be-Halakhà (360) scrive che una delle prime fonti che indicano Lag Ba’omer (il 33esimo giorno da quando si inizia il conteggio dello ’omer) come giorno speciale è r. Menachem
ben Meir detto Meiri (Perpignano, 1249-1315). Il Meiri nel suo commento Bet Ha-Bechirà al trattato Yevamòt, afferma che ha una tradizione ricevuta dai Gheonìm di Babilonia che Lag Ba’omer è il giorno nel quale i decessi dei discepoli di r. Akivà cessarono. Per questo motivo di Lag Ba’omer non si digiuna [né si dicono suppliche nelle tefillòt quotidiane].
R. Tzidkiyà Anau di Roma (XIII sewc. E.V.) nella sua opera halachica Shibbol è Ha-Lèket (cap. 235) scrive: “In alcuni luoghi vi è l’usanza di non tagliare i capelli da Pèsach fino a Lag Ba’omer e così pure di non andare a nozze perché in quei giorni morirono di un’epidemia i discepoli di r. Akivà.
Nello Shulchàn ‘Arùkh (cap. 493) r. Yosef Caro (Toledo, 1488-1585, Safed) scrive: “Vi è l’usanza di non andare a nozze tra Pèsach e Shavu’ot fino a Lag Ba’omer perché in quel periodo morirono i discepoli di r. Akivà”. Viene menzionata anche l’usanza di non tagliare i capelli, ma nulla più. Non si parla affatto di eventi tenuti a Meron come avviene ai nostri giorni.
Una delle prime fonti che citano Meròn come destinazione di Lag Ba’omer è il commento ‘Atèret Zekenìm allo Shulchàn ‘Arùkh (cap. 493), citato da r. Zevin. L’autore scrive che vi è un’usanza in Eretz Israel di andare accanto alle tombe
di r. Shim’on bar Yochai e di suo figlio El’azar nel giorno di Lag Ba’omer. R. Chayìm Vital (Calabria, 1543-1620, Damasco) in Perì Etz Chayìm (Sha’ar Sefiràt Ha‘omer, cap. 7) scrisse che vide il suo maestro (R. Yitzchak Ashkenazi detto Arì Hakadòsh) che andò li con moglie e famiglia e vi stette tre giorni.
R. Zevin aggiunge che quando gruppi di persone iniziarono ad andare a Meron di Lag Ba’omer per celebrare l’anniversario della morte di R. Shim’on Bar Yochai e a visitare il luogo dove è sepolto, ci furono importanti autorità halakhiche che espressero le loro riserve. Tra questi vi fu l’autorevole r. Moshè Schreiber (Francoforte,1762-1839, Bratislava) che nella sua opera di responsi Chatàm Sofèr (Y.D., 233) scrisse che non era opportuno stabilire un mo’ed in un giorno nel quale non avvenne alcun miracolo e non di cui non se ne parla nel Talmud. E le astensioni dal digiunare e dal fare discorsi funebri sono usanze per le quali non si sa l’origine. Un’altra fonte critica delle celebrazioni fatte a Meròn per Lag Ba’omer fu r. Yosef Shaul Nathansohn (Galizia, 1808-1875, Lwow) autore dell’opera di responsi Shoèl u-Meshìv. R. Nathanson scrisse che nel giorno della dipartita di un giusto è appropriato digiunare e non farne una festa. Nonostante le critiche vi furono anche autorità rabbiniche che giustificarono l’usanza di festeggiare Lag Ba’omer come giorno della dipartita di r. Shim’on Bar Yochai. L’autore dei responsi Shem Ariè scrisse che si fa festa a Lag Ba’Omer per celebrare il fatto che R. Shim’on Bar Yochai morì di morte naturale e i Romani non riuscirono mai a catturarlo. Al giorno d’oggi Lag Ba’omer a Meron è diventato per molti, specialmente per i chassidìm, un giorno di celebrazione.