Israele ha avuto un ruolo nella decisione degli Stati Uniti di bloccare la vendita degli F-35 alla Turchia. Lo ha rivelato l’altro ieri l’emittente israeliana Channel 12, citando alcuni funzionario dello stato ebraico, che hanno dichiarato di aver fatto pressioni dietro le quinte su Washington per escludere Ankara dal programma, nel tentativo di preservare il vantaggio di Israele sui cieli del Medio Oriente. A luglio, gli Stati Uniti avevano fatto sapere che l’acquisizione da parte della Turchia dei sistemi missilistici antiaerei russi S-400 ha compromesso il potenziale da combattimento del caccia F-35 e per questo Washington ha deciso la sospensione della vendita degli aeromobili ad Ankara. Secondo l’emittente israeliana, il governo dello stato ebraico era allo stesso modo preoccupato che le capacita’ avanzate del velivolo potessero trapelare ai Paesi vicini. La Turchia aveva ordinato oltre 100 modelli di questo caccia in un affare del valore di circa 1,4 miliardi di dollari. L’F-35 e’ un caccia di quinta generazione, considerato dai militari un “punto di svolta” per l’aviazione, non solo per le sue capacita’ offensive e la difficolta’ di tracciamento radar, ma per la sua capacita’ di collegarsi al sistema di altri velivoli e formare una rete di condivisione delle informazioni. Israele ha accettato di acquistare almeno 50 caccia F-35 dall’appaltatore statunitense Lockheed Martin. Finora sono stati consegnati 16 di questi velivoli allo stato ebraico, mentre gli altri dovrebbero arrivare in Israele entro il 2024. Israele e’ il secondo Paese dopo gli Stati Uniti a ricevere i velivoli in consegna e uno dei pochissimi ad aver avuto il permesso di modificarne l’assetto.