Le ultime quattordici persone della piccola comunità ebraica di Antakya, città nel sud della Turchia, sopravvissute al devastante terremoto dello scorso 7 febbraio, sono state trasferite a Istanbul. Ad ospitarle una casa di cura e alcune famiglie della comunità ebraica locale.
L’operazione di soccorso è stata possibile grazie alla collaborazione fra la comunità ebraica di Istanbul, il Keren Hayesod – organizzazione internazionale per la raccolta fondi a sostegno di progetti umanitari – e il filantropo israelo-kazako Alexander Machkevitch.
“Anche nei giorni più difficili dopo il disastro, i membri della comunità ebraica turca hanno scoperto il legame che ha caratterizzato il popolo ebraico nel corso delle generazioni – ha detto Machkevitch, come riferisce Arutz Sheva – Sono onorato di prendere parte a questo sforzo congiunto con il Keren Hayesod per aiutare i nostri compagni di Antakya. Ci auguriamo di dare loro l’opportunità di risollevarsi per ricostruire le loro famiglie e ripristinare la vita comunitaria. I nostri cuori sono con il popolo turco in questo momento difficile con la speranza di una completa guarigione per i feriti e la ricostruzione dell’area”.
“Il Keren Hayesod – ha affermato in un comunicato Sam Grundwerg, presidente mondiale del KH – continua a lavorare instancabilmente in tutto il mondo, fornendo aiuto e assistenza ovunque e ogni volta sia necessario, realizzando una parte fondamentale della sua missione che è quella di agire come ponte che collega Israele alle comunità ebraiche della diaspora”.
La storia della comunità di Antakya risale a 2500 anni fa, quando fu fondata sotto l’impero seleucide. Viene menzionata per la prima volta nell’opera “Guerra giudaica” dello storico del I secolo Flavio Giuseppe. Conosciuta col nome di Antiochia, la città fu un importante centro ebraico prima e dopo la distruzione del Secondo Tempio nel 70 e.v.