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    La farmacia di Hashem per nutrire la nostra anima: una lezione per Tu Bishvat

    Chani Hazan, nuora di Rav Yitzchak Hazan, fa parte della grande e calorosa famiglia dei Chabad di Roma. Con gioia ed entusiasmo, da tanti anni porta avanti numerose attività che arricchiscono la vita ebraica italiana. In occasione di Tu Bishvat – il capodanno degli alberi – la libreria Kiryat Sefer e il Centro di Cultura ebraica invitano tutti gli interessati lunedì 6 febbraio alle 10.30 alla lezione di Chani “La farmacia di Hashem”, dove si potranno anche gustare le primizie del seder di Tu Bishvat.

     

    Lunedì alla libreria ebraica Kiryat Sefer terrà la lezione “La farmacia di Hashem” in occasione di Tu Bishvat. Come è nata l’idea del titolo della lezione? Può anticiparci qualcosa?

    Per avere le risposte basta partecipare! In anteprima posso dire che ho tratto alcuni spunti interessanti da fonti riguardanti le meraviglie della natura, in particolare su frutta e verdura, che a volte con la loro stessa forma sembrano alludere ai benefici che il nostro corpo può trarne per il proprio nutrimento e benessere.

     

    “La farmacia di Hashem” suggerisce l’idea della guarigione e del benessere. Come si ricollega con la festa di Tu bishvat?

    Tu Bishvat è diventata un’occasione per approfondire il nostro legame con il mondo vegetale, ma soprattutto per trarre delle lezioni da applicare alla nostra crescita spirituale. 

    I Maestri chassidici insegnano che, come il corpo, anche l’anima può essere soggetta a  “malattie” o “patologie” che possiamo curare scoprendo come “alimentare” meglio la nostra neshamà-anima. La Torah è quindi anche un antidoto ad ogni male spirituale, e da qui il titolo simpatico sulla farmacia.

     

    Quali sono i significati della festa di Tu Bishvat, il capodanno degli alberi ?

    Il senso originale è “RoshHashanà (il capodanno) degli alberi”. Non nasce come una festa ma come una data che segna l’età degli alberi.

     

    Perché è importante sapere a quale anno agricolo appartiene la frutta?

    Secondo la Torà non si può mangiare la frutta di un albero nei suoi primi tre anni di vita. L’inizio e la fine dell’anno viene calcolata dal 15 di Shevat.

    È anche prevista la decima dei frutti coltivati nella Terra d’Israele: una parte per il kohen (sacerdote), una parte (la decima) al Levita, altre porzioni vengono portate a Gerusalemme e distribuite tra i bisognosi. Anche la scadenza annuale per questi prelievi è il 15 di Shevàt. Inoltre, nel tempo e in modo particolare con l’influenza della scuola cabalistica dell’Ari, questo giorno ha assunto un significato legato a tutti e ad ogni epoca. 

     

    Dopo la lezione si gusteranno insieme le primizie del Seder. Quali sono e cosa rappresentano?

    Nel periodo dei cabalisti di Zefat si iniziò a collegare il giorno di Tu Bishvat con la frutta di Eretz Israel, soprattutto il grano, l’orzo, l’uva, i fichi, i melograni, le olive e i datteri. Si tratta degli stessi prodotti agricoli che la Torah elenca parlando della fertilità della Terra.  Si cerca anche di trovare un frutto “nuovo” sul quale poter recitare la berachà di sheecheiànu (“la berachà delle cose nuove” come si dice a Roma). È possibile trarre molti spunti da Tu Bishvat. Ad esempio, possiamo considerare il grano e l’orzo come rappresentanti dell’alimentazione base ed essenziale, necessaria alla sopravvivenza umana. Poi c’è l’uva che ci fa pensare subito al vino e quindi ad un elemento che rappresenta il benessere, la serenità, la gioia e anche il lusso. Il pane è per tutti, il vino è per chi se lo può permettere. Questo ci insegna che il nostro rapporto con Hashem tramite la Torà e le Mitzvòt racchiude entrambi gli elementi: da un lato è il nostro “pane”,  la base della nostra esistenza, ma al tempo stesso non dobbiamo darlo per scontato e possiamo trovarvi l’elemento di lusso, prezioso che ci consente di apprezzarlo ancora di più.

     

    Quali sono i punti in comune e le differenze principali rispetto al Seder di Pesach?

    È la parola Seder che ci fa pensare a quello di Pesach, ma in realtà è l’unica cosa che li accomuna. Il Seder significa ordine e si riferisce ad una qualsiasi cerimonia o evento che segue un ordine prescritto. La domanda ci porta ad una considerazione importante rispetto a questi due Sedarìm. Il Seder di Pesach gira tutto intorno a dei veri e propri precetti, come consumare la matzà – il pane azzimo – un obbligo della Torà. Quello di Tu Bishvat invece non è obbligatorio ed in realtà il giorno stesso non nasce neanche come una festa, ma con un indirizzo totalmente diverso. A mio avviso in questo possiamo trovare un insegnamento importante: la vita ebraica non è fatta soltanto di precetti ma anche di molti speciali minaghìm – usanze. E spesso sono le usanze a garantire la continuità dei precetti stessi. Questo non significa che ogni usanza sia corretta, ma che non bisogna sottovalutare l’importanza delle usanze corrette di ogni comunità e il relativo ruolo nell’insieme del nostro ebraismo.

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