In questa parashà si legge il racconto di sette delle dieci piaghe d’Egitto. Prima dell’inizio delle piaghe l’Eterno fa sapere a Moshè che la liberazione dall’Egitto non sarà immediata.
Nella parashà è scritto: “Tu comunicherai quello che ti comanderò, ed Aharon tuo fratello parlerà al Faraone, dicendogli che lasci partire i figli d’Israele dal suo paese. Io renderò ostinato il cuore del Faraone, e moltiplicherò i miei miracoli e portenti nel paese d’Egitto. Il Faraone non vi darà ascolto, ed io porrò la mia mano sull’Egitto, e farò uscire le mie schiere, il mio popolo, i figli d’Israele dal paese d’Egitto, mediante grandi castighi. E gli Egiziani riconosceranno che io sono l’Eterno, quando stenderò il mio braccio sull’Egitto, e farò uscire da li i figli d’Israele (Shemòt, 7: 2-5).
R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903,1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 59) commenta che l’Egitto era il principale produttore di cotone e lino. Il paese era diventato ricco e prosperoso grazie al lavoro degli schiavi. Gli egiziani godevano così di un elevato livello di vita. Senza gli schiavi l’economia dell’Egitto sarebbe crollata. Quando Moshè e Aharon si presentarono dal Faraone e chiesero la liberazione degli schiavi, il timore di perdere la sua manodopera forzò il Faraone a rifiutare.
Se l’Eterno non avesse indurito il cuore del Faraone, egli si sarebbe rassegnato al fatto che l’economia del paese avrebbe subito un colpo temporaneo senza il lavoro degli schiavi, ma successivamente la partenza degli schiavi avrebbe offerto opportunità di una maggiore crescita economica. Un esempio è quello dell’emancipazione degli schiavi negli Stati Uniti dopo la guerra civile. Senza gli schiavi nelle piantagioni di cotone, il paese sviluppò un’economia che non dipendeva dal lavoro degli schiavi. L’Eterno non intervenne direttamente sulla libertà di scelta del Faraone. Ne limitò semplicemente la capacità di vedere le opportunità future.
Le prime piaghe: sangue, rane, pidocchi, miscuglio di animali, causarono sofferenze umane, senza però danneggiare sostanzialmente l’economia del paese. Le altre piaghe: la mortalità degli animali, grandine e locuste distrussero l’economia. L’Eterno mostrò al Faraone che nonostante la sua ostinazione l’economia del paese subì un colpo irrimediabile. L’economia basata sulla schiavitù fu così rovinata e il Faraone fu costretto a vivere con le conseguenza della sua ostinazione.
R. Shimshon Refael Hirsch (Amburgo, 1808-1888, Francoforte) nel suo commento alla Torà scrive che il Faraone considerava gli israeliti come sua proprietà. Per questo l’Eterno disse a Moshè di andare dal Faraone e dirgli : “Cosi ha detto l’Eterno, Dio egli ebrei: lascia andare il Mio popolo affinché possano servirmi” (ibid., 9:1). Gli ebrei potevano essere stranieri ma erano proprietà dell’Eterno e non del Faraone, avevano un loro paese e i loro diritti erano protetti dall’Eterno.
Il Faraone considerava gli ebrei sua proprietà. Poi venne la piaga della mortalità degli animali, la principale proprietà degli egiziani: “Ed ecco, la mano del l’Eterno colpirà i tuoi animali che sono in campagna, i cavalli, gli asini, i cammelli, i buoi, e il bestiame minuto; un’enorme mortalità (ibid., 9:3).
R. Hirsch fa notare che i cavalli, animali da guerra, rappresentavano il potere dello stato; gli asini, i veicoli per il trasporto di merci; i cammelli, il commercio con l’estero; mandrie e greggi, il lavoro e la produzione di latte, carne e lana.
R. Soloveitchik aggiunge che l’Onnipotente insegnò al Faraone che perfino le proprietà che possedeva senza obiezioni da nessuna parte non gli appartenevano. La “forte mano” tolse al Faraone l’illusione che egli era il padrone di tutto. Alla fine gli stessi ministri del faraone gli dissero di lasciare andare gli ebrei: “Non ti sei ancora accorto che l’Egitto è in rovina?” (ibid., 10:7).