Sembrano un branco, uno stormo, un gregge. Non indossano costumi ma si capisce subito che sono un ensemble di performer. Si capisce in un modo molto sottile, dalla palette di colori degli abiti, dagli sguardi, dall’armonia dei movimenti. Sono i dieci interpreti di “Flock”, la performance di Merav Svirsky. Come uccelli, pesci o formiche si aggirano per le sale del Tel Aviv Museum of Art. Da ieri sera, e per le prossime sei settimane, fanno parte di “Imagine a Museum. Or The Remembering Body”, una mostra interamente basata sul corpo vivente, la prima del suo genere al TAMA. Non certo una novità per la storia dell’arte internazionale, è comunque “un progetto enorme, uno sforzo in termini di numero di performance, di artisti, ballerini e coreografi coinvolti, e di durata”, spiega Tania Coen Uzzielli, direttrice del museo mentre si gode insieme con il pubblico l’inaugurazione diffusa tra il foyer e le sale.
“Ci siamo chiesti: cos’altro possiamo fare all’interno del museo, a parte appendere quadri al muro ed esporre oggetti? Da qui il titolo Imagine a Museum”, spiega la curatrice del progetto Ruth Direktor. “Abbiamo preso il format della performance sul palco – continua – e l’abbiamo impiantata nel museo. Anche il linguaggio è quello del teatro e della danza. L’opera è il corpo vivente. E visto che il museo agisce diversamente dal teatro, perché nelle gallerie non c’è palcoscenico e non c’è separazione tra spettatori e performer, ne è nata una nuova circostanza di fruizione. Abbiamo creato un conflitto, che porta alla coesistenza di modi diversi di creazione e di comportamento.”
Tino Sehgal, il principale responsabile dell’ingresso del corpo vivente nei musei negli ultimi vent’anni, presenta due opere, entrambe del 2002: Kiss e This is Technology. “E’ un sogno avere due performance di Sehgal, che non è mai stato presentato prima in Israele – spiega la curatrice -. Ammiro i suoi lavori. È riuscito a modificare la percezione di cosa sia l’arte. Kiss è un lavoro di transizione, molto poetico, molto sculturale. Con strati di memoria che si sovrappongono per chi l’ha visto a Parigi, a New York o a Milano”. La Batsheva Dance Company apparirà due volte con sessioni di 4 ore di coreografie di Ohad Naharin. Sono presenti opere di oltre 20 artisti israeliani, la maggior parte di creati appositamente per la mostra oppure adattati allo spazio del museo.
Per alcuni spettacoli è necessaria la prenotazione ma la maggior parte delle performance sono a ciclo continuo e si concilia con una visita spontanea, negli orari di accensione della mostra.
Imagine a Museum (or: The Remembering Body)
A cura di Ruth Direktor
con Galit Landau Epstein
Fino al 25.02.23
Orari di apertura: martedì e giovedì 13:00–21:00; mercoledì 13:00–18:00; venerdì 10:00–14:00; sabato; 10:00–18:00