Qualcosa sta cambiando nell’atteggiamento della politica italiana verso Israele. Lo testimoniano i voti del nostro paese sulle ricorrenti mozioni dell’Onu contro lo stato ebraico, molto diversi rispetto al passato; ma anche le scelte degli enti locali. Un esempio importante è quello della regione Piemonte, il cui Consiglio ha approvato ieri una mozione che “impegna La Giunta Regionale e gli assessori competenti:
1) ad assumere iniziative per adottare integralmente la definizione operativa contro l’antisemitismo formulata dall’International Holocaust Remembrance Alliancei, inclusi gli esempi quale parte integrante della definizione, e promuoverne l’adozione presso le istituzioni locali (es. università e associazioni sportive);
2) a ribadire il rifiuto della Regione di ogni forma di antisemitismo che sotto false maschere (es. l’antisionismo) ha come finalità la messa in discussione l’esistenza di Israele delegittimandone e demonizzandone l’esistenza;
3) a fare riferimento, nelle interlocuzioni tra la Regione Piemonte e lo Stato di Israele, a Gerusalemme come capitale dello stato, in quanto simbolo unificante e non divisivo, inclusivo e non emarginante di democrazia, di rispetto e di tutela della libertà di culto e dei diritti di ogni minoranza etnica e/o religiosa.
4) a non finanziare in alcun modo organizzazioni che a vario titolo partecipino al boicottaggio dello Stato d’Israele.”
È un gesto molto importante, il cui merito va al primo firmatario, Fabrizio Ricca, assessore ai giovani e all’internazionalizzazione nella giunta di centrodestra presieduta da Alberto Cirio e al vicepresidente del Consiglio Regionale, Franco Graglia. E non si tratta solo di parole: dal luglio scorso la Regione Piemonte, sempre sotto l’impulso dell’assessore Ricca, ha aperto un ufficio a Gerusalemme per la promozione del commercio estero e degli investimenti in Israele, con un accordo ufficiale con l’ambasciata di Israele in Italia e il comune di Gerusalemme, gestito da Ceipiemonte, società regionale presieduta da Dario Peirone, che è anche il presidente dell’Associazione Italia-Israele di Torino e partecipata da tutto il sistema delle camere di commercio e dalle università che si occupa di supportare il processo di internazionalizzazione delle imprese locali e di attrarre investimenti esteri sul territorio. Questo ufficio di rappresentanza, nelle speranze di chi l’ha promosso, è un primo passo per convincere il governo italiano a spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Vedremo se questa scelta, che riconoscerebbe dopo gli Usa e molti altri stati il dato di fatto inconfutabile che la capitale di Israele, con il governo, la presidenza della repubblica, il parlamento e tutti gli organismi centrali dello stato si trova a Gerusalemme, si realizzerà. Giorgia Meloni ha annunciato un prossimo viaggio in Israele, che potrebbe portare novità anche in questo campo.
Insomma, anche in questo caso, al di là degli schieramenti politici e ideologici, ciò che conta è la possibilità di sviluppare collaborazioni utili fra società economicamente e scientificamente avanzate. Dispiace solo che, a differenza di casi come la Toscana, dove la mozione Ihra è stata sottoscritta all’unanimità, nel consiglio regionale piemontese ci sia stata una divisione per linee politiche: su antisemitismo e Israele tutta l’opposizione (PD, 5stelle, sinistra ecc.) si è espressa contro, i moderati si sono astenuti, i partiti di destra hanno votato a favore.