Il 9 gennaio di 150 anni fa
nasceva Chaim Nachman Bialik, poeta nazionale del popolo ebraico e padre della
moderna letteratura ebraica.
Nato nel 1873 a Rady, un piccolo
villaggio della Volinia nell’odierna Ucraina da una famiglia osservante, a 17
anni entra nella scuola talmudica (yeshivà) a Volozin, in Lituania. Nel 1891 si
trasferisce a Odessa, importante centro culturale ebraico dell’epoca, dove
inizia a scrivere poesie ispirate all’infanzia, all’amore e all’esperienza
nella yeshivà.
Allo stesso tempo svolge
l’attività d’insegnante ed entra nei circoli del movimento sionista. Nel 1892
viene pubblicata la sua poesia “El Ha-tzippor” («l’uccellino»), da
cui trapela il desiderio del poeta di vedere la nascita dello Stato ebraico.
Nel 1903 viene incaricato dalla
Commissione Storica Ebraica di Odessa di redigere una relazione sul feroce
pogrom avvenuto a Kishinev, attuale capitale della Moldavia, che lo porterà a scrivere
il poema “Nella città del massacro”, dove, oltre a denunciare
l’eccidio, condannerà anche l’atteggiamento di passività e sottomissione degli
ebrei stessi.
Profondo conoscitore sia della
tradizione religiosa che della mistica ebraica, Bialik compone un gran numero
di opere sia in poesia che in prosa. Nel 1921 si trasferisce per quattro anni a
Berlino, in Germania, dove fonda la casa editrice Devir con altri letterati,
traducendo in ebraico autori come Shakespeare, Schiller, Heine e Cervantes.
Nel 1924 arriva a Tel Aviv, nella
Palestina mandataria, dove promuove un’intensa attività culturale e letteraria.
Un anno dopo presiede all’inaugurazione dell’Università Ebraica di Gerusalemme.
Nominato presidente dell’Associazione degli Scrittori ebrei, entra a far parte
del Comitato per la lingua ebraica. Fra le sue opere anche il racconto
autobiografico ‘Safiah’ e ‘Sefer Ha Aggadah’, una raccolta di racconti e
proverbi tratti dal Talmud. Chaim Nachman Bialik muore il 4 luglio 1934 a
Vienna.
Alla sua memoria è dedicata
una strada a Tel Aviv, dove si trovava la sua casa diventata il museo “Beit Bialik”.