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    C’è una connessione fra la corruzione a favore del Qatar e la politica anti-israeliana al parlamento europeo?

    Uno scandalo politico, non solo economico

    Lo scandalo della corruzione ad opera del Qatar su esponenti del parlamento europeo emersa nei giorni scorsi si estende oltre il suo ambito originario. Si sapeva che l’oggetto della compravendita dei deputati europei riguardava  l’atteggiamento dell’Europa rispetto alle numerose e gravi violazioni dei diritti umani e alle vere e proprie stragi di operai che hanno funestato l’allestimento degli stadi e delle strutture di ospitalità costruite con lo sfruttamento di manodopera straniera (soprattutto proveniente dal subcontinente indiano) per i mondiali di calcio ancora in corso. Com’è noto, alcuni esponenti soprattutto italiani ma anche greci del gruppo parlamentare socialista hanno esercitato pressioni per limitare e ammorbidire le critiche al Qatar e per far questo, a quel che dicono i giornali, hanno ricevuto centinaia di migliaia di euro in biglietti di piccolo taglio, tanto da riempirne “sacchi” e “valigie”.  Non si tratta solo di un problema di banale corruzione, come purtroppo se ne trovano tanti. Perché ciò che veniva illegalmente venduto non erano atti amministrativi, autorizzazioni o sentenze giudiziarie, ma posizioni politiche che erano giustificate con le  posizioni ideologiche dei corrotti e delle loro organizzazioni, che portano nomi ambiziosi o pomposi come “nessuna pace senza giustizia” o “combattere l’impunità”, militano in partiti che dovrebbero tutelare innanzitutto i lavoratori e fanno parte di organismi per la difesa dei diritti umani

     

    Il ruolo del Qatar in Medio Oriente

    I giornali si sono concentrati soprattutto sui nomi e sulle personalità dei presunti corrotti, colti con ingenti somme di denaro, e magari sulle loro famiglie che godevano del frutto di queste attività senza meravigliarsi troppo del lusso che gli cadeva addosso. Ma è forse ancora più significativo guardare a quello che è il corruttore, cioè il ricchissimo emirato petrolifero del Qatar. Questo stato non si è solo reso responsabile di violazioni dei diritti umani durante la preparazione e lo svolgimento dei campionati mondiali, ma è anche il principale nemico di Israele, almeno sul piano della comunicazione, grazie alla sua emittente Al Jazeera, che è organizzata come un grande network televisivo occidentale ed è diffusa in tutto il mondo, ma i cui contenuti sono di violenta propaganda islamista. Vi è qui un’ambiguità che è la medesima dello stato stesso del Qatar, il quale ospita un’importante base americana e quindi gode della garanzia politica dell’amministrazione Usa, ma è anche il principale alleato dell’Iran, amico di tutte le organizzazioni islamiste e ospite di terroristi. Al Jazeera, che è proprietà dell’emiro del Qatar, è stata bandita da molti stati mediorientali, come l’Egitto e l’Arabia, perché vi agisce come strumento della sovversione dei Fratelli Musulmani. Fra Qatar e Arabia Saudita, Emirati e Bahrein si è arrivato alla chiusura dei confini, al boicottaggio economico, vicini alle minacce militari. Vale la pena di ricordare che nei giorni scorsi Al Jazeera ha annunciato con molta enfasi di aver denunciato lo Stato di Israele alla corte internazionale dell’Aia per la morte della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh. E che il Qatar è stato costretto dalla Fifa ad ammettere ai mondiali anche i tifosi israeliani, ma ha fatto di tutto per farli sentire sgraditi ed odiati.

     

    La mozione anti-israeliana sospesa

    Nessuna meraviglia dunque che la vicenda della corruzione del Qatar possa investire anche l’ostilità dell’Unione Europea da parte delle istituzioni europee. Una fonte del parlamento ha rivelato al quotidiano di Gerusalemme  “Yisrael Hayom”  che  la commissione dei diritti umani del parlamento europeo ha sospeso l’esame della mozione anti-israeliana che la sua presidente pesantemente coinvolta nello scandalo, la socialista belga Maria Arena aveva presentato il 9 dicembre e che intendeva far approvare in questi giorni. Infatti la Arena si è dimessa dalla sua carica per lo scandalo, anche se non si sa se sia fra i politici indagati. Non è difficile pensare che coloro che militavano, magari con qualche aiuto economico, fra gli ammiratori dei diritti umani del Qatar non nutrano particolare simpatia per Israele.

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